sabato 8 aprile 2017

Francesco Garito - L'ATTESA



Quando, nel marzo del 2011 (TONNUTO N. 115), chiudevo la recensione del primo disco del cantautore calabrese (ma toscano d'adozione)  Francesco Garito scrivevo: "FOTOGRAFIE è il disco di una grande promessa che la prima scommessa  della sua carriera l'ha già vinta. Attendiamo conferme." non mi immaginavo certo che, queste conferme, avrebbero dovuto rimanere a distillare per ben sei (lunghi) anni.
E così ecco arrivare la seconda opera di Garito che, non è un caso, è intitolata  L'ATTESA.
Fondamentale, per la "costruzione" de L'ATTESA, è stato l'incontro di Garito con Stefano "Stiv" Cantarelli in quale, oltre a co-produrre il disco con l'artista calabro-toscano, presta allo stesso la sua voce ai cori e le sue chitarre.  
Questa collaborazione artistica che si è sviluppata negli studi de "L'Amor Mio Non Muore" di Forlì è tutta lì nelle otto canzoni che compongono il secondo disco di Garito.
La vena delle canzoni è quella che già aveva accompagnato l'ascoltatore in FOTOGRAFIE: la penna di Garito si intinge di intime riflessioni e la visione d'insieme delle cose della vita che viene fuori da L'ATTESA è un intimo messaggio che invita a cogliere l'attimo, l'istante, anche se, per tale esercizio di stile, è necessario passare attraverso il momento, appunto, della sosta, della riflessione.
Oltre al già citato "Stiv" Cantarelli suonano nel disco Maurizio Bartoli al pianoforte e tastiere, Antonio Perugini alla batteria, mentre un altro Grande Toscano, il "nostro" Massimiliano Max Larocca presta la sua voce nel pezzo I GIORNI DELL'ABBANDONO.
Il disco si apre con lo splendido pianoforte di Bartoli che ci accompagna nel breve viaggio ad  ARCADIA luogo ove l'ideale di convivenza tra uomo e natura è di casa.
L'ATTESA  riparte proprio dalla terra di Arcadia per rivendicare la bellezza della natura che circonda l'esistenza umana. Profonda riflessione sul destino del tempo "speso" dall'uomo sulla terra e non "per" la terra.
La seguente FAHRENHEIT 451  è ispirata all'omonimo libro scritto dall'americano Ray Bradbury nel 1953 (e quindi dalle immagini del film che ne trasse il francese Truffaut nel 1966). Visioni di un mondo proiettato senza soluzioni di sorta verso un individualismo sempre più imperante e una perdita del senso reale  delle cose: versi di grande "presa" come "Chi ci aiuterà a sostenere questo canto ? / Chi si fermerà ad ascoltare ancora il vento ? / Allora dimmi! Dove si va ? / Verso che storia, che identità ? Allora dimmi ! Come ti va? Che latitudine ha la verità ?" ci raccontano di un cantautore, Francesco Garito, che sa cogliere il senso "vero" delle cose e lo sa esprimere con il giusto sentimento.
Nel brano I GIORNI DELL'ABBANDONO Garito si avvale dell'aiuto di Max Larocca il quale presta la sua inconfondibile voce a questa canzone che trae ispirazione dall'omonimo romanzo della scrittrice Elena Ferrante. Una canzone che invita a raccogliere le lacrime di un dolore per trasformarle  in una occasione per ripartire cercando il proprio "posto" nel Mondo.
EVISIONI, il cui testo è una poesia scritta da Paolo Dattola,  è un brano decisamente più rock rispetto ai  precedenti. Invettiva contro il materialismo e la scarsa spiritualità del nostro tempo ha nel suono distorto delle chitarre elettriche un monito bello e chiaro
Il brano A' NACA è una ninna nanna cantata da Francesco Garito in dialetto calabrese nella quale si chiede alla luna e all'acqua dei fiumi di essere benevoli così che il bambino, nella culla, possa ridere della confusione che regna nel mondo addormentandosi, beato, vegliato dalla natura e sognando un mondo migliore.
IL PANORAMA DI BETLEMME è una canzone di Francesco De Gregori (contenuta nell'album PEZZI del 2005) che  Garito rivisita a modo suo. La vena minimalista che Garito sceglie per  "vestire"  a suo modo il brano si rivela una scelta perfetta e la canzone si integra alla perfezione con gli altri brani de L'ATTESA. L'attesa della Morte per l'uomo ferito è la quintessenza stessa dell'ultima attesa che, prima o poi, tocca a tutti.
A chiudere L'ATTESA vi è una ballata splendida: GIORNO D'AUTUNNO. Il testo è tratto da una poesia del poeta e scrittore austriaco Rainer Maria Rilke. La musica che Garito cuce intorno al brano è stupenda, coinvolgente. Una preghiera per la fine dell'estate e l'arrivo dell'autunno con il suo carico di fresco e la maturazione del vino... in attesa di una nuova primavera.
Il giudizio su questo secondo album di Francesco Garito è ampiamente positivo. L'album è molto ricco di spunti e contenuti. E' chiaramente il risultato di una "maturazione" artistica ormai completa.
Abbiamo dovuto attendere sei anni ma  L'ATTESA non è stata vana: in un mondo che tende a consumare tutto, subito, in fretta versi "liberi" come  "Quel che conta non è poi invisibile, ma risiede nelle nostre lacrime. E' difficile cogliere le immagini, se non si è preparati ai miracoli."  sono da appuntare nel taccuino degli aforismi celebri. Versi del  Cantautore Calabro-Toscano Francesco Garito un Uomo capace di generare Grandi Sentimenti in chi è disposto ad ascoltarne i versi.
Rarità da tenere stretta tra le mani.




(FRANCESCO GARITO - GIORNO D'AUTUNNO)



(FRANCESCO GARITO - L'ATTESA)