sabato 26 novembre 2016

Van Morrison & il Vicolo dei Ricordi



KEEP ME SINGING ultimo disco del Maestro Irlandese  Van Morrison è un gran bel disco. 
E questa non è certo una novità.  
Morrison, a suo tempo definito "La più bella voce Bianca" di Blues  e R&B, ha sempre mandato alle stampe prodotti di ottimo livello. Mai meno che eccellenti.
Ma in questo suo nuovo disco vi è un pezzo che, a mio parere, è tra i più belli mai scritti e cantati.
MEMORY LANE (Vicolo dei Ricordi o Vicolo della Memoria).
Una canzone straordinaria. Densa. Spettacolare.
L'ho ascoltata la prima volta mentre ero indaffarato in altre faccende ma, subito, ho mollato ogni cosa e mi sono fermato lì davanti alle casse del lettore cd.  Ho bloccato la traccia e l'ho fatta ripartire dall'inizio.
Ho preso il libretto allegato con il testo e mi sono messo in attento ascolto.
Il tappeto sonoro su cui si adagia questa magica "poesia vestita da canzone" si srotola partendo da uno splendido intro di archi e poi via con un ampio respiro e la chitarra a cui si uniscono poi il piano mischiato con l'organo hammond e con il suono del corno inglese. Una melodia magnifica.
Il testo riesce a rapire l'attenzione nel breve volgere di pochi versi.
Il viaggio nel "Vicolo dei Ricordi" parte da una giornata di novembre, come potrebbe essere stata quella di quando questa canzone l'ho sentita per la prima volta, ma anche come potrebbe essere oggi.
Partendo dall'autunno della vita questa magica ballata del grande Van "The Man" Morrison percorre i viali della memoria e del ricordo e ci pone questioni veramente profonde.
Un luogo dove fuggire e ritornare salvo poi, una volta ritornato, non riuscire più a trovare il bandolo della matassa della vita "Now I'm back here again with more questions than answers" (Ora sono di nuovo qui con più domande che risposte).
Una Canzone, o meglio, una Poesia dove si mischiano emozioni diverse e nella quale la nostalgia di quel luogo chiamato Memory Lane è la nostalgia che ognuno di noi ha dentro allorchè intraprende quel viaggio nel "Vicolo dei Ricordi" che il Maestro Irlandese ha percorso nel breve volgere di  illuminati versi che durano quattro minuti ma hanno dentro tutto il tempo del mondo.
Magnifica e Sognante MEMORY LANE è quella canzone che,  si dice, da sola vale il prezzo del disco.
Le emozioni che trasmette sono uniche.
Questa canzone è già diventata parte integrante del viaggio.



Questo il link per ascoltare la canzone su Vimeo:


It's Autumn time, going on November
I view the leaves in all their splendour
Is it déjà vu, I just can't remember
I stop a while and take in the scene

I stop a while and ask a stranger
Is this the place that was once called Memory Lane
I don't know where I am or what I'm after
I'm stuck here again back on Memory Lane

Now the leaves are falling and it's coming on to Winter
Nights keep getting shorter and shorter every day
One sign up ahead says 'Danger'
Another one says 'Stop'
One says 'Yield this way'

And it swerves and moves around the corners
And there's flashing lights up ahead 'round the bend
The road curves and twists and turns
And twists and turns and wanders
'Til you get, ' til you get to the very end

Now I'm back here again with more questions than answers
And I'm standing in the pouring rain
There's something moving, moving in the shadows
And it's getting dark now, up on Memory Lane

I stop a while and ask some strangers
Is this the place that was once called Memory Lane
I don't know where I am, don't know what I'm after
I'm stuck here back on Memory Lane

I stop a while and ask some strangers
Is this the place that was once called Memory Lane
Don't know where I am right now or what I'm after
I'm stuck here up, just up on Memory Lane
I'm stuck here up, back on Memory Lane
I'm stuck here back up on Memory Lane
I'm stuck here back, back up on Memory Lane





sabato 29 ottobre 2016

Chico Buarque - AO VIVO PARIS - LE ZENITH



Se passate da qualche edicola in questo fine mese di ottobre dell'anno 2016  guardatevi bene attorno. Da qualche parte lì fra giornali, e di tutto e di più, di sicuro troverete il cd la cui copertina vedete qui sopra riprodotta.
I "benemeriti" di Musica Jazz hanno mandato alle stampe un disco a dir poco splendido.
"CHICO BUARQUE AO VIVO PARIS - LE ZENITH" è  un album che, originariamente edito nel  1991, rappresenta una delle più belle testimonianze della grande carriera del cantautore brasiliano Chico Buarque.
Detto che il disco è stato registrato  presso la celebre arena coperta "Le Zénith" il 10 maggio del 1979 va detto anche che questo cd è ormai praticamente  introvabile, e questa ristampa di Musica Jazz va quindi a riportare alla luce tutta l'arte della bossanova espressa qui da uno dei suoi massimi interpreti.
In 64 minuti di musica ci sono dentro 22 canzoni che hanno fatto una buona fetta della storia della musica d'autore made in Brasil.
Basti citare la "classica"  "O Que Serà" tanto per dirne una.  
Chico Buarque, autentico eroe della musica popolare brasiliana, in questa registrazione live vi porterà dentro il mondo colorato che passa per la sua città natale Rio de Janeiro fino ad abbracciare tutta la grazia e la passionalità di un continente intero.
Canzoni come la già citata "O Que Serà", "Samba do Grande Amor", "Joao e Maria", "Samba de Orly" (scritta con due altre leggende che rispondo ai nomi di Toquinho e Vinìcius de Moraes) sono qui eseguite da una "large band" che, oltre al Nostro con la sua inconfondibile voce e chitarra, comprende  Cristovao Bastos e Hugo Fattoruso alle tastiere, Luiz Claudio Ramos alle chitarre, Zeca Assumpcao al basso elettrico, Wilson Das Neves alla batteria, Chico Batera, Joaozinho, e Mestre Marcal alle percussione e  Marcelo Bernardes al sax soprano, flauto e clarinetto. Insomma una grande Band che suona e macina una bossanova celestiale.
Nel primo fresco di questi giorni autunnali niente di meglio di un disco come questo che, come una coperta, scalda i cuori e colora un po' il grigio del cielo.
Viva Chico Buarque.
Viva Brazil !!!



(Chico Buarque - Ao Vivo Paris Le Zénith - Joao e Maria)


martedì 4 ottobre 2016

Elvis ... e quando eravamo (quasi) Re.


C'è un momento nella vita di ognuno di noi nel quale sì, in quell'attimo lì, ci sentiamo (quasi) Re.
Ad ognuno il fato riserva questo momento. Poi c'è chi se ne accorge, e lo assapora fino in fondo, per rammentarselo per il resto della vita. E c'è chi invece è lì, come un Re, ma non se ne accorge e l'attimo vola via e diviene per sempre rimpianto senza poter essere ricordo.
Quando, esattamente 40 anni fa,  nell'ottobre del 1976 Elvis Presley registrò le sue ultime canzoni erano passati ben 22 anni dalle sue prime registrazioni del luglio 1954.
In questi 22 anni  Elvis divenne l'indiscusso Re del Rock & Roll.
"The King"  registrò e vendette tonnellate di dischi.
Tra le miriadi di pubblicazioni, edizioni e riedizioni, delle sue celebri canzoni  questa raccolta ELVIS - TODAY, TOMORROW & FOREVER  (edita nel 2002 e ristampata più recentemente nel 2014) ha il pregio di raccogliere in 4 cd  100 rarissime versioni di canzoni che il  Re amava cantare nelle più disparate occasioni.
Vi sono canzoni sue, ma anche gemme assolute di altri autori come  Ray Charles, Carl Perkins, Willie Nelson, Gordon Lightfoot, Buffy Sainte-Marie, Chuck Berry.
Canzoni bellissime. Senza tempo.
Canzoni che, riascoltate ancora oggi, regalano momenti di grandi emozioni: perchè Elvis era sì un personaggio parecchio scenografico, ma era sopra ogni cosa un interprete fantastico. Per lui rock, gospel, blues e country erano la stessa cosa.
Tra le 100 alternative takes  di questa raccolta ve n'è  una che mi ha davvero scaldato l'anima: la canzone è UNTIL IT'S TIME FOR YOU TO GO  ed è della cantautrice Buffy Sainte-Marie che la incise nel 1965.
Questa splendida versione del Re fu registrata il 17 maggio 1971.
Io avevo 11 giorni di vita e a Nashville vi era un Re.
Forever.



(Elvis - Until it's time for you to go)









sabato 1 ottobre 2016

Marcello Parrilli - MENDICANTI DI UMANITA'


Marcello Parrilli, cantautore toscano, manda alle stampe in questo autunno 2016 il suo quarto album titolo molto evocativo di MENDICANTI DI UMANITA'.
La comunità cantautorale toscana (da sempre molto attiva)  in quest'annata 2016 è in particolare fermento, e dopo gli ottimi lavori di Larocca, Cantini, Del Sangre e della "texana" Millanta ecco che arrivano le liriche e le musiche di Parrilli a dar manforte a quella che, a suo tempo, chiamai la  "truppa toscana".
Parrilli, classe 1978, si dimostra subito un cantautore di gran classe e in MENDICANTI DI UMANITA'  condensa in modo splendido il suo credo musicale: dodici canzoni  e 46 minuti di grande musica.
L'approccio musicale è quello tipico del classico cantautorato made in Italy e le basi di MENDICANTI DI UMANITA' sono lì nella voce, nella chitarra  e nelle splendide liriche di Marcello Ma non solo. Perchè Parrilli dimostrandosi un valido polistrumentista a tutto tondo nel disco  suona anche pianoforte e violino.
A colorare le canzoni del disco il cantautore toscano fa ampio e personale uso dei sintetizzatori che contribuiscono alla riuscita del progetto rivalndosi come un valore aggiunto.
MENDICANTI DI UMANITA' è stato registrato nell'ormai "leggendario" Paso Double Studio del "deux ex machina" Gianfilippo Boni.
Lo stesso Boni, che ha accompagnato Marcello lungo la via nella realizzazione del disco, è attivo in diverse canzoni con il suo splendido pianforte.
Anche altri "ragazzi della truppa fiorentina" fanno capolino qua e là nelle canzoni del disco: ci sono Max Larocca, Marco Cantini e Stefano Benucci in arte Fano. 
L'album si apre con la canzone che lo titola: MENDICANTI DI UMANITA'. La voce di Parrilli diviene familiare nel giro di pochissimi attimi e in questa prima canzone l'organo hammond di Boni, e il basso e la batteria rispettivamente di Lorenzo Forti e Fabrizio Morganti si raccolgono tutti intorno alle liriche molto aderenti alla realtà dei nostri giorni. Tempi nei quali l'umanità si deve, davvero, mendicare ed è dimenticata "Tra le vetrine di questa città / Senza cuore e senz'anima". 
IO E TE IN UN MONDO PERFETTO si apre con la sola chitarra di Marcello a dettare un'altra riflessione amara nella quale versi come "Io e te in questo vuoto iinteriore / che ci circonda, che ci inonda, che ci fa sentire soli / soli coi nostri cuori" raccontano di un autore che riesce ad esprimere nel breve spazio di una canzone profonde considerazioni su un mondo che è davvero "imperfetto".
La canzone QUELLI DELLA MIA GENERAZIONE è stata scritta da Marcello a quattro mani con il "nostro" Max Larocca. Ed è proprio lo stesso Max a cantare il primo verso di quella che è una dolente ballata che ripercorre le comuni esperienze di gioventù e che si chiude con la constatazione che "Quelli della mia generazione / hanno pensato all'amore / come al porto dell'adolescenza / in un viaggio senza partenza". Sempre ottimo il lavoro del trio Boni/Forti/Morganti a cui va comunque aggiunto il costante apporto dei sintetizzatori abilmente mossi da Parrilli.
CASS (LA PIU' BELLA DONNA DELLA CITTA') si apre con le magiche note della fisarmonica di Giacomo Tosti per poi addentrarsi in un tappeto sonoro con la chitarra, il pianoforte e i sintetizzatori  di Parrilli, il Rhodes suonato da Boni, il basso e la batteria sempre a macinare precisi sopra liriche che si rifanno a quanto narrato della bella Cass da Charles Bukowski nel suo "Storie di ordinaria follia". Le liriche di Parrilli sono mature e si accostano a mostri sacri della letteratura in punta di piedi ma con incisività.
Con METAMORFOSI Parrilli si approccia ad un altro personaggio leggendario della letteratura mondiale come Franz Kafka qui ricordato narrando il punto di vista di Gregor Samsa protagonista de "La metamorfosi". Ballata dai toni decisamente rockeggianti dove oltre ai sintetizzatori l'utilizzo del sequencers guidati da Boni creano un tappeto sonoro splendido.
La canzone L'ULTIMA ORA vede la collaborazione del cantautore Marco Cantini alla stesura di un testo che rievoca "l'ultima ora" del leader dei Nirvana Kurt Cobain.
AYUMI è una dolce ballata  ricamata tutta intorno dalla fisarmonica magistralmente suonata da Forti.
IN MEMORIA DI TE è tra le canzoni più belle del disco. Parrilli la dedica all'amico Matteo, compagno di classe ai tempi delle scuole superiori. In questa traccia il cantautore suona le chitarre, il pianoforte e il violino. Ed è proprio l'intro di pianoforte a destare subito l'attenzione al primo ascolto. La ballata è densa di emozioni. Di ricordi. E' una canzone che ha dentro il valore aggiunto di chi vive le cose della vita con il cuore. Versi come "E poi è finita anche la scuola / che i bei tempi ha portato via / sono iniziate le sfortune / e noi ci siamo persi". Magnifica.
IMMAGINI DIALETTICHE è un brano strumentale che vede Parrilli ai sintetizzatori e Boni alle prese con i sequencers. Solo loro due alle prese con un brano di musica sperimentale.
LE STRADE DI PARIGI (E CONTINUO A CHIAMARLO AMORE ?) è stata scritta a quattro mani con Marco Cantini che partecipa al pezzo con la sua voce: è un'altra grande canzone dove la voce dei due amici cantautori si alterna e ci accompagna in un viaggio che racconta l'esilio parigino del filosofo tedesco di origine ebrea Walter Banjamin. Questa è la prima delle canzoni di una sorta di trilogia che Parrilli, sensibile a vicende storiche e umane degne di essere ricordate, dedica proprio alla memoria del celebre filosofo della modernità.
UN'ALTRA STORIA DI ORDINARIA FOLLIA  vede la partecipazione alla voce di Stefano Benucci in arte Fano per raccontare un'altra pagina di storia, di vita e di esilio del filosofo tedesco Walter Benjamin.
Chiude il disco la tenue ballata IL SILENZIO DELLA NOTTE. In questo ultimo  episodio del disco Parrilli suona la sua chitarra accompagnato dalla sola - impeccabile - fisarmonica di Tosti. L'ultima notte di Walter Benjamin prima del tragico suicidio ad un passo dalla libertà è tutta lì in quei versi: "La notte porta consigli / qualche volta sbagliati / ma tanto domani / li avremo già dimenticati".
Marcello Parrilli nello spazio di dodici canzoni e tre quarti d'ora di tempo mi ha conquistato.
Le sue liriche attingono dalle vicende della vita quotidiana ma anche dal mondo della letteratura e della filosofia: sono riflessi che, in uno specchio,  mostrano tutta la stoffa di un ragazzo toscano che può tranquillamente definirsi un Signor Cantautore.




(MARCELLO PARRILLI - MENDICANTI DI UMANITA')






(MARCELLO PARRILLI - QUELLI DELLA MIA GENERAZIONE)








lunedì 29 agosto 2016

Giulia Millanta - MOONBEAM PARADE



Giulia Millanta è una delle mie cantautrici preferite. Ormai da anni.
L'artista toscana è da qualche anno di stanza in quel di Austin - Texas e, proprio lì, nel "LONE STAR STATE" la stella di Giulia brilla di una splendida luce propria.
In occasione dell'uscita del suo precedente album, THE FUNAMBULIST, il giornalista Mike Greenblatt sul periodico AQUARIAN WEEKLY  ha scritto:

"Giulia Millanta is The Funambulist on her self-released fourth album. She’s a deeply evocative singer with a dash of Piaf, a sprinkle of Lady Day, a pinch of Norah Jones and a teaspoon of Madeleine Peyroux. Her theme is travel and her songs bestow the dreamy experience of the long-distance ride looking out the window and pondering life’s inequities. She came to live in Austin from her native Florence, Italy, and her songs (I like the ones in Italian the best) are like little feel-good pills you swallow and awake refreshed. By the way, a funambulist is a tightrope walker."

Giulia è accostata ad autentiche leggende della musica d'autore in "rosa": Edit Piaf, Norah Jones, Madeleine Peyroux. E questi accostamenti stanno proprio lì a testimoniare quanto di buono Giulia Millanta è riuscita a creare: canzoni splendide dipinte come fossero quadri con dentro storie di vita quotidiana. E con il suo abile lavoro con la penna, prima e la chitarra poi, la Millanta è riuscita a creare intorno a se un folto gruppo di fans,  sostenitori e collaboratori.
Proprio in questi giorni Giulia Millanta presenterà il suo nuovo  disco MOONBEAM PARADE.
Quinto disco della discografia ufficiale della Millanta (escludendo l'ottimo TEXAS MAGPIES  che è accreditato però proprio alla super-band omonima formata dalla stessa Giulia, da David Pulkingham e Michael Longoria) MOONBEAM PARADE è la "prova provata" di quanta e quale sia la stima di cui goda la Millanta sulla scena musicale texana.
Nel nuovo disco (prodotto da Giulia insieme a George Reiff) suonano infatti musicisti di grande talento e molto rinomati in Texas quali: Charlie Sexton ( Bob Dylan ) , Howe Gelb ( Giant Sand ) , Glenn Fukunaga ( Le Dixie Chicks ) , Michael Fracasso , Kimmie Rhodes , Gabriel Rhodes ( Willie Nelson ) , Dony Wynn ( Robert Palmer ) , David Pulkingham ( Patty Griffin ).
Il disco è stato registrato presso l'OHM STUDIO in Austin e uscirà con l'etichetta di Giulia "Ugly Cat Music ". Sarà presentato nel corso del tour europeo che partirà proprio dall'Italia il primo di settembre,  salvo poi avere la presentazione ufficiale con il classico "Release Party" il 21 ottobre allo Strange Brew di Austin. 
Tutte le tredici  canzoni del disco sono composte da  Giulia ad eccezione di:
Shaky Legs, The House Always Wins: G. Millanta, D. Pulkingham
Play with Fire: G. Millanta, G. Rhodes
If You Ask Me: G. Millanta, M. Fracasso
R&R Suicide è classico di David Bowie che Giulia ha tradotto ed adattato in italiano.
Va sottolineato tuttavia che, se è vero che la notevole bravura dei musicisti che hanno partecipato alle registrazioni ha contribuito certamente all'ottima riuscita di MOONBEAM PARADE, ciò che è alla base di tutto, ed è imprescindibilmente essenziale è proprio l'ottima "penna" e il sensazionale "senso"   musicale che viene fuori dalle canzoni di  Giulia.
Le canzoni di MOONBEAM PARADE, tutte inedite ad eccezione di PIECES che già era stata resa disponibile l'anno precedente, sono vestite perlopiù di "elettrico" laddove nell'album precedente i suoni della Millanta erano in prevalenza acustici. 
Ma questo è un semplice dettaglio giacchè, già ai primi ascolti, il disco conquista subito l'attenzione con l'iniziale SHAKY LEGS  passando per l'altrettanto movimentata  4TH AND VODKA e la più lenta e soffusa PLAY WITH FIRE. Suoni Ottimi. Splendide esecuzioni.
Con EVE'S SONG il nuovo disco di Giulia Millanta decolla definitivamente. Canzone dal travolgente incedere ci porta alla successiva  R&R SUICIDE che ha la particolarità di essere l'unica canzone del lotto ad essere cantanta in italiano ed è, come detto precedentemente, una traduzione di un brano di Bowie.
Notevole anche MOTEL SONG canzone ove il virtuosismo chitarristico di Sexton regala vere emozioni.
PIECES è una grandissima canzone. Sicuramente tra le migliori scritte da Giulia. Regala sempre nuove emozioni ad ogni ascolto.
THERE IS A BRIDGE è un altro capolavoro. Una gemma  incastonata in un disco che regala vere emozioni a raffica.
Così si continua alla  grande con SILVERY GOWN dove Gelb al piano, Rhodes alla chitarra, Wynn alla batteria e Fukunaga al basso colorano in modo splendido il tessuto disegnato da Giulia.
GUN SHY  è tra le migliori canzoni del disco. Una ballata densa. Bella. Illuminata da un Raggio di Luna.
In IF YOU ASK ME  a duettare alla voce con Giulia c'è Michael Fracasso. L'effetto della doppia voce al canto è stupento.
THE HOUSE ALWAYS WINS è un'altra gran bella ballata dove gli ospiti e amici di Giulia macinano una musica di ottima qualità.
Chiude il disco la più "spoglia" NOT THE MIRROR che vede Giulia impegnata alla voce accompagnata dal solo piano di Rhodes: una canzone introspettiva che chiude in maniera intima e riflessiva un disco che dire stupendo è dire poco.
Giulia Millanta con MOONBEAM PARADE consegna alla storia della musica d'autore la sua prova più "matura" e si conferma una Stella di Prima Grandezza della musica del "Lone Star State".
Forza Giulia. Viva Giulia.



Questa la lista delle canzoni che compongono MOONBEAM PARADE con i relativi "ospiti" che hanno contribuito all'ottima riuscita dell'opera.


SHAKY LEGS:
Giulia Millanta: vocals, electric guitar
David Pulkingham: electric guitar
Glenn Fukunaga: bass
Dony Wynn: drums and percussion
Gabe Rhodes: piano, BGV
Kimmie Rhodes and Noelle Hampton: BGV

4TH AND VODKA:
Giulia Millanta: vocals, acoustic guitar
Gabe Rhodes: electric guitar
Glenn Fukunaga: bass
Dony Wynn: drums

PLAY WITH FIRE:
Giulia Millanta: vocals, electric guitar
Gabe Rhodes: electric guitar and glasses
George Reiff: bass
Hunt Sales: drums
Kimmie Rhodes and Noelle Hampton: BGV

EVE'S SONG:
Giulia Millanta: vocals, electric guitar
Gabe Rhodes: electric guitar
Glenn Fukunaga: bass
Cully Symington: drums

R&R SUICIDE:
Giulia Millanta: vocals and electric guitar
Gabe Rhodes: guitar
George Reiff: bass
Hunt Sales: drums

MOTEL SONG:
Giulia Millanta: vocals, acoustic guitar
Charlie Sexton: electric guitar
Glenn Fukunaga: bass
Dony Wynn: drums
Noelle Hampton: BGV

PIECES:
Giulia Millanta: vocals, acoustic guitar
Gabe Rhodes: electric guitar
Glenn Fukunaga: bass
Cully Symington: drums

THERE'S A BRIDGE:
Giulia Millanta: vocals, electric guitar
Gabe Rhodes: guitar
Glenn Fukunaga: bass
Dony Wynn: drums
Stefano Intelisano: piano
Kimmie Rhodes and Noelle Hampton: BGV

SILVERY GOWN:
Giulia Millanta: vocals, acoustic guitar
Gabe Rhodes: guitar
Glenn Fukunaga: bass
Dony Wynn: drums
Howe Gelb: piano

GUN SHY:
Giulia Millanta: vocals, electric guitar
Gabe Rhodes: guitar
Glenn Fukunaga: bass
Dony Wynn: drums
Stefano Intelisano: Rhodes
 Noelle Hampton: BGV

IF YOU ASK ME:
Giulia Millanta: vocals, electric guitar
Michael Fracasso: vocals
Gabe Rhodes: electric guitar, piano
Glenn Fukunaga: bass
Cully Symington: drums

THE HOUSE ALWAYS WINS:
Giulia Millanta: vocals, electric guitar
Charlie Sexton: electric guitar
Glenn Fukunaga: bass
Dony Wynn: drums
Stefano Intelisano: Rhodes
Kimmie Rhodes, Gabe Rhodes and Noelle Hampton: BGV

NOT THE MIRROR:
Giulia Millanta: vocals
Gabe Rhodes: piano


http://www.giuliamillanta.com/




GIULIA MLLANTA & FRIENDS - SHAKY  LEGS






sabato 2 luglio 2016

Tony Cercola: PATATRAC !


Tony Cercola (vero nome Antonio Esposito) è una "Leggenda" tra i percussionisti dell'italico stivale.
Già attivo sin dagli anni settanta al fianco dei più grandi esponenti della musica d'autore made in Napoli (Pino Daniele, Eduardo ed Eugenio Bennato, Tullio De Piscopo, Tony Esposito) Cercola ha mandato alle stampe, nel corso degli anni, diversi dischi a suo nome.
In questo anno di grazia 2016  Cercola torna a pubblicare un nuovo disco nel quale, a fianco di otto nuove composizioni originali, ripropone alcuni dei suoi più grandi successi con l'aiuto di amici di vecchia data e ragazzi delle nuove leve.
PATATRAC !, questo il titolo del nuovo lavoro di Tony Cercola, mescola in dodici canzoni e quaranta minuti di musica tutte le suggestioni tipiche della musica che si affaccia sulle acque del Mediterraneo. Con l'aiuto di Gino Magurno (che ha scritto, arrangiato e prodotto artisticamente i brani inediti) Tony Cercola azzecca la perfetta commistione tra la tradizione tipica della musica napoletana e le musiche di altre realtà del bacino del Mediterraneo che così  interagiscono tra loro in maniera splendida.
Il giornalista Sandro Petrone, un tempo, definì  Tony Cercola come "il percussatore" ... e, se questa definizione, ormai calza a pennello sulle spalle del nostro, Cercola dimostra con PATATRAC!   di essere anche un grande alchimista.
Dall'iniziale E PATATRAC! che lo vede all'opera accompagnato dalla voce (splendida) di Roberta Albanesi, passando per TIEMP' TIEMP' dove troviamo ospite Eugenio Bennato, alla splendida OJOS dove ci sono come guest Mimmo Cavallo e l'artista brasiliana Lea Costa il respiro di questo disco è il respiro stesso del mare Mediterraneo.
Ci sono ritmi che restano in mente subito, canzoni che arrivano al cuore. Se chiudi gli occhi e mandi a manetta OJOS ti potesti risvegliare sulle rive del mare in qualsiasi parte del Mediterraneo o a Rio De Janeiro sotto l'ombra del Cristo del Corcovado. 
La musica che Cercola porta nelle case è Magia allo stato puro.
In MI OPIO c'è alla voce l'argentina Ana Rita Rosarillo ed  il viaggio "etnico" di PATATRAC! prosegue a gonfie vele. Ancora la Rosarillo, questa volta con il siracusano Ugo Mazzei ritorna in COMPASION.
Ugo Mazzei e Gino Magurno sono insieme nella splendida  'E CAI'  'E CAI'.
PILA PILA vede alla voce  il libico Esharef Ali Mhagag e l'atmosfera che si respira è sempre più universale.
In BABBASONE i napoletani Malacrjanza ci accompagnano in una danza che ha ritmi da new-folk-revival. Un canzone splendida.
Quindi i catanesi Original Sicilian Style  leggono a modo loro NERA NERA che è, a parere mio, la miglior performance in assoluto dell'intero disco. Un testo davvero ispirato si accompagna qui ad un'interpretazione davvero superlativa.
LUMUMBA vede il romano Paky Palmieri e il senegalese Laye Ba alle prese con un ballo etnico che non avrebbe sfigurato in un disco tipo quelli editati da Dr. John ai tempi di "Zu Zu Soiree".
Gli italo-spagnoli Max Russo & Divinos si cimentano in una movimentata e deliziosa MAMBO RAI, brano dal grande ritmo.
Chiudono le danze di PATATRAC!  i romani Wireframe con SONG INSPIRATION  che modifica un po' il ritmo etnico, fin qui filo conduttore del disco, per introdurre una buona dose di musica elettronica e campionamenti vari.
Alla fine dell'ascolto ciò che resta dentro è proprio la splendida e cristallina bellezza di questi suoni che sono puri, scevri da ogni orpello, e che nella loro essenza regalano emozioni vere.
Grande  merito, quindi a Tony Cercola, perché questa musica, la sua musica, (che non ha nulla di commerciale) parla direttamente al cuore di chi avrà  la fortuna di potercisi accostare.
Musica fatta con l'anima.










mercoledì 15 giugno 2016

LOHREN - "Felici di niente"


LOHREN è il nome artistico scelto da Giulia Lorenzoni e Luca Zadra per "battezzare" il loro progetto musicale: un duo,  batteria e voce, abbastanza inconsueto. 
Questo progetto parte da basi solide: validissime liriche in prima battuta e poi a seguire l'ottima voce di Giulia che, tra effetti più o meno "distorsivi",  è un'arma assolutamente vincente.
Il loro disco d'esordio FELICI DI NIENTE si compone di 16 tracce per poco meno di cinquanta minuti di musica.
Lo stile musicale è vario. E qui inserirli "under file" è abbastanza difficile. Un ottimo mix tra musica d'autore, musica leggere con venature di una buona dose di swing e jazz. Una musica che gira a trecentosessanta gradi intorno alla più pura musica d'autore.
Particolare  anche la scelta della foto di copertina del disco che vede i due giovani ragazzi romani brindare alla "felicità di niente"  completamente svestiti, presentandosi al pubblico esattamente così come mamma li ha fatti.
L'immagine, suggestiva, ad opera di Giulia De Filippis  evoca poi il concetto che è alla base di tutto il lavoro: cioè esaltare la semplicità delle cose e farlo con quell'intelligenza e arguzia tipica di chi rende semplici le cose "difficili".
L'intuizione del "titolo"  FELICI DI NIENTE è ad opera dell'illustre Maestro Luciano Michelini a cui i Lohren dedicano l'intero disco.
Delle sedici tracce che compongono il disco 14 sono brani originali del duo romano mentre due sono le cover presenti: SFIORIVANO LE ROSE dell'indimenticabile Rino Gaetano e MALAIKA celebre love-song  del cantautore keniota Fadhili William.
E già le scelte delle cover fanno intuire che Giulia e Luca  hanno una solida cultura musicale. Hanno scelto canzoni particolari e assolutamente non banali.
Registrato presso gli "Orange Studio" con la direzione artistica di Luigi Piergiovanni - deux ex machina della casa discografica Interbeat che ha prodotto il disco - al disco hanno partecipato anche diversi giovani artisti romani: Fabio Zaninotto alla chitarra,  Carlo Senna al theremin, Ludovico Franco alla tromba, Lorenzo Nanni alla fisarmonica, Tobias Nicoletti, Emanuele Guarnieri alle percussioni bantu nel brano MALAIKA, e Luca Lorenzini agli effetti speciali.
Tra le canzoni da ascoltare assolutamente ci sono OGGI NO e INSONNIA che sono state fatte oggetto di uno stupendo video musicale, le già citate MALAIKA, SFIORIVANO LE VIOLE, SOLITUDINE, LA DANZA DELLA PIOGGIA ... per citare quelle che più  mi hanno colpito.
Quello dei Lohren è un progetto valido. Musica Nuda. A tutto tondo.








(Lohren - Oggi no/Insonnia)










giovedì 2 giugno 2016

Glenn Jones - FLEETING


Degno erede di un genere chitarristico denominato AMERICAN PRIMITIVE GUITAR Glenn Jones, artista americano classe 1953, arriva con questo FLEETING a pubblicare il suo settimo disco da solista.
Allievo della "Takoma School" del grande John Fahey  di cui Jones fu grande amico, e l'eredità del quale rivive sempre nelle note della sua chitarra,  Jones è stato anche il fondatore del gruppo  di musica strumentale CUL DE SAC attivo nei primi anni novanta.
Per registrare questo nuovo lavoro Jones ha scelto di ritirarsi, ospite di amici,  in una casa sperduta nei boschi presso il Rancocas Creek a Mount Holly, nel New Jersey.
E proprio l'atmosfera bucolica che ha circondato le registrazioni del disco, considerato anche che la casa non aveva alcuna insonorizzazione e pertanto  i rumori della natura sono stati presi in diretta, conferiscono all'opera un suono "unico e raro".
Dieci splendide composizioni per poco meno di quaranta minuti di una musica che definire "pura" è un eufemismo. 
Un musica davvero "libera" da ogni orpello e che, ascoltata con la giusta attenzione. consente di percepire in pieno la straordinaria perizia chitarristica di Glenn Jones e del suo fingerpicking eseguito con accordature fuori dai canoni convenzionali.
Una straordinaria sequela di suoni che mettono davvero l'ascoltatore in contatto con una Musica Superiore.
Nel disco trovano spazio solo le note della chitarra e del banjo di Glenn Jones che, nell'occasione, è stato coadiuvato dall'ottimo lavoro di Laura Baird che si è occupata della registrazione dell'opera.
Nelle dieci tracce del disco trovano spazio due canzoni PORTRAIT OF BASHO AS A YOUNG DRAGON e  CLOSE TO THE GROUND dedicate a due "Eroi" musicali a cui Jones concede il giusto tributo: prima allo straordinario chitarrista Robbie Basho scomparso già da anni e poi all'inglese  Michael Chapman in ricordo di una notte di musica insieme ad Amsterdam nel dicembre del 2014.
Ci sono poi due brevissimi pezzi eseguiti con il banjo CLEO ASLEEP  e CLEO AWAKE che Jones dedica alla piccola Cleo figli di suoi amici.
Strepitose per incedere e ritmo sono l'iniziale FLOWER TURNED INSIDE-OUT, GONE BEFORE e MOTHER'S DAY  mentre il pezzo  IN DURANCE VILE ispirata dagli scritti del russo Wassily Kandisky ha rimembranze decisamente più inquietanti e a tinte piuttosto fosche.
In SPOKANE RIVERS FALLS, che vede Jones impegnato al banjo,  si rievoca il luogo della nascita e il suono della cascata d'acqua accompagna le note finali della registrazione. Stupenda.
Chiude il disco JUNE TOO SOON, OCTOBER ALL OVER  una formidabile "ninna nanna" nel contesto sonoro della quale trovano spazio i suoni della natura registrati in presa diretta: lo splendido cantico dei grilli notturni che, in sottofondo,  accompagnano tutto il pezzo  e il cinguettio degli uccellini che si svegliano alle prime luci dell'alba sono, immerse nelle note della chitarra di  Jones, una esperienza d'ascolto davvero unica e rara.
Come unica e rara è la perizia di Glenn Jones.
Un Gigante.

PS Il disco è dedicato da Jones alla memoria della madre Audrey scomparsa nell'aprile 2015.



(GLENN JONES - FLOWER TURNED INSIDE-OUT)



(GLENN JONES - MOTHER'S DAY)















 




LEDI - Cose da difendere


"COSE DA DIFENDERE" è il titolo con cui il cantautore italo-albanese Ledi  ha mandato alle stampe la sua opera prima.
L'album, che è uscito nei primi giorni di maggio, si compone di nove tracce autentiche (testo e musica)  di Ledi spalmate in poco più di trenta minuti di ottima musica.
Se, nella struttura, le composizioni di Ledi si possono tranquillamente catalogare under-file "cantautorato puro" il tappeto sonoro sul quale queste liriche si vanno a svolgere è molto variegato.
Il suono con cui Ledi veste le sue composizioni contempla, al fianco a strumenti come chitarre acustiche, basso, violoncello e clarinetto, anche una buona dose di componente elettronica.
Un'elettronica "buona", che è al servizio delle liriche, ed è funzionale al progetto senza invadere lo spazio degli strumenti più "puri" del cantautorato acustico.
La canzone che titola l'intero lavoro COSE DA DIFENDERE è anche la prima del disco. E subito l'ottimo lavoro di Chiara Enrico e Ledi alla consolle dell'elettronica invade la stanza con suoni che evocano alla mia memoria echi di lavori lontani che ho amato (Battiato, Alice, Carboni ... tra i tanti che hanno utilizzato la componente elettronica per movimentare il loro suono e rendere epiche le loro composizioni). Le liriche di Ledi sono molto intimistiche e viaggiano sul confine dove l'animo ha le "proprie" cose care che vanno difese. Magistrale nello stendere pensieri molto complessi e tematiche profonde.
TELEMACO racconta lo svolgersi di una vicenda umana molto travagliata la cui conclusione, nella strofa  "Non servono eroi / ma padri.",  racconta della solitudine di madri e figli allorché i padri mancano come conseguenze di "guerre che non scelsi". Toccante.
In PENELOPE il ritorno dell'amato  è anche il ritorno della donna alla sua condizione di Regina della Casa. "Dove hai imparato che il prezzo del suo eterno / lo paga caro la schiena di una donna / dove d'autunno le vene delle foglie / dicon di te e di primavere smorte / ed anche un altro inverno / Penelope lo sai stanotte tornerò / e ti darò l'amore, e tornerai Regina."
DEVO TORNARE AL NORD è un'altra bella ballata dove l'elettronica veste le liriche di Ledi in maniera scintillante. Le  improvvise accelerazioni del ritmo della musica e dei vari campionamenti degli accordi regalano momenti di musica eccelsa. Ritorna Penelope perché proprio "al nord" "tra i suoi campi di grano / che di Penelope hanno gli occhi" e ritornato versi splendidi che, alla fine regalano un immagine suggestiva e malinconica: "devo tornare al nord dove oceani di rabbia / dal petto strappano la pace / per non morire in cassetti, vuoti / come cose dimenticate."
In UN TEMPO  Ledi  contempla e racconta le vicende che si legano a quel concetto cui diamo il nome di "tempo":"e freme tutto dentro / se non ti basta il tempo."
NAUSICAA  mette in evidenza , se ce ne fosse ancora bisogno giunti a questo punto del disco,  la straordinaria vena poetica che si allunga, come le ombre della sera,  sulle liriche di Ledi. Un artista che riesce a mettere i sentimenti dentro le storie che racconta. E nascono così versi stupendi come questo: "E allunghi la notte / perché tu sai che quando crolla il giorno / si vedono le rose / tu sai che quando soffia il vento / risuona molte cose."
COM'ERA PRIMA  ha il dolce incedere di una ballata mista tra i ricordi e le nostalgie: "se ripensiamo a com'era prima / quando tutto era facile / quando i rivoli di sole tra le dita riposavan tra di noi."
QUELLO CHE STA IN ARIA  ha un refrain fra i più piacevoli del disco "alla pazzia di non provare ad amarmi / preferisco quella di provarci almeno un po' / alla pazzia di non provare a sognarci / preferisco quella di provarci almeno un po'." che ritorna subito alla mente dopo il breve volgere di un ascolto.
La sorpresa più straordinaria di queste COSE DA DIFENDERE  Ledi la inserisce alla fine del disco, nella conclusiva ZEMRA INE.
La prima volta che ho ascoltato il disco non sapevo nulla di Ledi, chi fosse, da dove venisse ... così ho ascoltato il disco ma, giunto alla traccia 9, non riuscivo a capire la canzone. Che dialetto era ? Che lingua era ? Poi ho letto, mi sono informato ed ho scoperto che la canzone è cantata  in lingua albanese. 
Per chiudere il disco con dentro le COSE DA DIFENDERE Ledi ha scelto di comporre e cantare l'ultima canzone nel suo idioma natale. 
E così ZEMRA IME  che in italiano significa CUORE MIO è entrata nel mio cuore passando per la via principale.
Una canzone magnifica che si apre dolcemente con un piano  che magistralmente fa da sottofondo a tutto il brano. Bellissima.
Tutte le COSE DA DIFENDERE  questo giovane cantautore le ha messe dentro questo disco ben sapendo che la musica ha il prezioso dono di essere eterna. 
E così dentro un dischetto ci sta tutto il mondo di Ledi,  un cantautore che sa raccontare in maniera chiara e lucida le dinamiche che muovono l'animo umano.



(LEDI - ZEMRA INE)





(LEDI - PENELOPE)










martedì 24 maggio 2016

Mattia Ringozzi - "PENDOLARI"


Era il mese di aprile del 2010 quando, per la prima volta, presentammo sul TONNUTO il giovane cantautore ligure Mattia Ringozzi.
All'epoca Ringozzi debuttò con il suo primo lavoro intitolato LE STRADE.
Un disco che ci era piaciuto.
Conteneva tre/quattro canzoni davvero molto belle e, di fatto, rappresentava la nascita di una nuova promessa nell'ambito della giovane leva dei cantautori italiani.
Ora, a distanza di sei anni, Mattia Ringozzi ha realizzato un nuovo lavoro. 
Le sue storie hanno sempre a che vedere con il viaggio e così se il primo lavoro LE STRADE era come una sorta di mappa della via da percorrere, questo nuovo PENDOLARI mette in primo piano i viaggiatori.
PENDOLARI si compone di nove nuove canzoni  che ci accompagnano per quasi quaranta minuti di ottima musica.
Ringozzi è degno erede dei Maestri della scena Ligure. 
Su questo non vi è il minimo dubbio.
Se l'esordio del 2010 lasciava spazio a margini di miglioramento, questi anni passati  "sulle strade" della musica ne hanno affinato senz'altro il talento.
Già dall'iniziale ballata  AMORE MIO SORRIDI  la scommessa di Ringozzi è vinta. Canzone dallo stupendo lieve incedere con un tappeto sonoro magicamente ricamato intorno ad una storia fatta di amore e di un "ritorno"  la canzone è un ottimo viatico per il resto del viaggio. Un biglietto di sola andata per il magico mondo dei Pendolari.
VECCHIA AMICA VIGLIACCHERIA è un'allegra  ballata. Tutto intorno c'è aria di festa.
L'OMBRA DELLA LUNA ci riporta ad atmosfere più intimistiche. Ci avvolgono tutto intorno i  ricordi "E la tua piazza che si fa periferia / e ti ha visto fiorire / crescere e sognare / studiare danza sì/ ma con la voglia di cantare". Splendida ballata  consacrata dalla luna.
IL MARE DI SETTEMBRE  si apre con un piano che lento introduce il lieve cantato di Ringozzi in questa ballata che, come tutte le storie di mare, raccontate da chi lo conosce bene regala forti emozioni, sia per l'ottimo tappeto sonoro, sia per l'ispirato testo di Mattia. Una meraviglia.
PENDOLARI  potrebbe un giorno diventare l'Inno di tutti i Pendolari liguri. Ringozzi con un'ottima carica ironica tratteggia in pochi minuti l'identikit del "pendolare ligure". Un'altra autentica gemma in questo sorprendente disco.
Dopo lo sferragliata ironica della canzone precedente  Mattia Ringozzi  riporta nuovamente il treno di questa sua opera su binari decisamente più poetici. Nasce così la  superlativa CERCHERO' LA TUA MANO. Ballata d'amore a tinte pastello. Stupenda.
IL FILTRO DELLA NOTTE prosegue su  ritmi lenti e riflessivi. Una strumentazione che via via riempie l'aria  partendo da poche note di piano per regalarci il momento - a mio parere - più alto del disco. Una  visione poetica stupenda quella di Ringozzi: "Ora ho trovato un buco aperto / dietro al bianco di un bicchiere / cercano di farmi mollare / occhi di vite sotto chiave / ma primavera arriverà / neve di pioppi sul viale / quel vento porta sulle scelte e sul futuro / ancora amore e libertà." Una canzone  incredibile. Una delle più belle sentite in questo 2016. Un pezzo superlativo.
TEMPO AL TEMPO che apre con un tappeto sonoro minimale, solo chitarra e voce, è un'altra bella ballata che cresce ascolto dopo ascolto. 
TRENI  la posso definire come una preghiera laica al mezzo di locomozione ? Ma certamente sì. Il viaggio qui finisce e come finire nel migliore del modi una stupenda cavalcata musicale come quella di questo PENDOLARI ? ...
L'avesse ascoltata uno come Johnny Cash che dei treni era innamorato l'avrebbe presa e l'avrebbe cantata come fosse stata sua.
Cosa dire di questo disco ? 
Che è stata una grandissima -  gradita -  sorpresa. 
Mattia Ringozzi di strada, da quel disco d'esordio del 2010,   ne ha fatta davvero tanta.
E' diventato un Cantautore con la C maiuscola e sono contento di averlo incrociato per le strade della Musica.








mercoledì 11 maggio 2016

Gianfilippo Boni: "GIANFILIPPO BONI"




Gianfilippo Boni è un autentico Artigiano della Musica: è un cantautore di vaglia ma anche  un fine musicista che incanta col suo pianoforte. Ma Boni è anche un ottimo e quotato produttore.
Nel suo “Paso Double Studio” in quel di Bagno a Ripoli, nei pressi di Firenze, sono passati molti dei dischi che ho amato e ascoltato nel recente passato.
Così quando l’altra sera, in quel dell’1&25CIRCA a Cantù, ho avuto l’opportunità di conoscere Boni di persona ho avuto la conferma di quanto di buono avevo pensato sul suo conto.
Una persona splendida Boni. Un uomo di Musica.
L’amico Massimiliano Larocca  presentandolo dal palco dello storico locale di Cantù ha detto facendo riferimento alla sua personale passione per il Cavaliere Oscuro: “Ogni Batman ha il suo Robin …” – indicando Boni -  ed è così. Realmente così. In quasi ogni passo della carriera musicale di Massimiliano c’è sempre costante la presenza di Gianfilippo Boni.
Se penso al disco d’esordio di Larocca, “IL RITORNO DELLE PASSIONI”  ricordo che lì, per la prima volta ho incrociato il pianoforte suonato da Boni. Un lavoro superbo il suo  in quel disco che fu registrato proprio al  “Paso Double Studio”. E sempre il duo Larocca-Boni produsse  il successivo album di Max, LA BREVE ESTATE.
Boni ha prodotto anche alcuni capolavori “artigianali” tipici toscani, come PICCOLE ANIME SOLE e SASSO del bravissimo cantautore Massimo Chiacchio, FOTOGRAFIE di Francesco Garito ed ha poi prestato il suo pianoforte anche alla “nostra” Giulia Millanta.
Poche settimane fa ho potuto ascoltare il nuovo – splendido - disco del cantautore fiorentino  Marco Cantini SIAMO NOI QUELLI CHE ASPETTAVAMO. Un lavoro che Boni ha prodotto ed arrangiato insieme a Cantini stesso. Un disco che è un capolavoro.
Recentissima la sua collaborazione con lo storico gruppo toscano dei DEL SANGRE con i quali ha cooprodotto l’album IL RITORNO DELL’INDIANO. Ricordo ancora, di un vecchio album degli stessi DEL SANGRE sempre prodotto da Boni  (“… UN NOME AD OGNI PIOGGA …”), lo splendido lavoro di Gianfilippo all’organo wurlitzer nel brano MARCELLA AU REVOIR.
Ma in mezzo a tutto questo lavoro per conto di altri Boni si è ritagliato il tempo per mandare alle stampe tre dischi a suo nome.
Non conosco i primi due lavori mentre questo suo terzo disco che, come vuole la “Regola del Numero Perfetto”,  è intitolato semplicemente GIANFILIPPO BONI l’ho ascoltato diverse volte nel giro di tre giorni e già lo amo come uno di quello dei suo “fratelli toscani” (Larocca, Millanta, Chiacchio, Garito, Del Sangre).
Il disco di Boni ha una copertina bellissima che, sola, già predispone bene all’ascolto: un uomo e una donna che abbracciati ballano una musica che è senza tempo. Le illustrazioni splendide sono opera di Francesco Chiacchio (immagino figlio di Massimo) mentre il progetto grafico è di Marina Giaccio.
Sin dall’iniziale PASSANO  i testi e le musiche di Boni toccano le corde dell’animo nel profondo. Con Gianfilippo  impegnato al pianoforte e voce ci sono Lorenzo Forti al basso, Bruno Mariani alle chitarre elettriche e acustiche e Fabrizio Morganti alla batteria. La voce di Boni, in alcuni momenti,  mi ricorda in maniera assoluta il cantato di Francesco Baccini. Una voce bella ed espressiva  che mi è diventata subito familiare.
POTREI si avvale dell’ottimo clarinetto di Nico Gori che ricama in maniera splendida un pezzo che diverte per la sottile ironia che emana.
IN OGNI STANZA è una canzone di grande impatto emotivo. Racconta dell’assenza in maniera dolce e delicata. Boni si conferma un cantautore a tutto tondo. Tratteggia la storia e così nella stanza è come se ci fossimo noi. Da segnalare l’ottimo lavoro di Claudio Giovagnoli al sax soprano e Marco Fontana alla chitarra.
SENZA DI TE  riprende dolcemente il tema della canzone precedente. Ottimo il tappeto sonoro ad opera di Forti, Morganti & Mariani.
TI OFFRO  è un’altra dolce love-song che con quei versi finali “Saremo due amanti / col cuore gonfio di botte / Ci stringeremo le mani / e troveremo la notte” sigilla una bella storia d’amore.
CON LA CRISI CHE C’E’  è una canzone dal sapore decisamente più rock delle precedenti. Il brano vede, oltre al pianoforte di Boni,  il “nostro” Bernardo Baglioni alle chitarre elettrice, Donald Renda alla batteria, Giovagnoli al sax tenore e il sempre presente Lorenzo Forti con il suo basso.
SENZA DISTURBARE è una poesia mutuata in canzone. Quasi una sorta di testamento. Il testo è splendido e conferma che Boni ha una mano  “illuminata”. Nel brano il lavoro di Gianfilippo al piano, synth e di Forti al basso e chitarra.
FINTA DI NIENTE è una sorta di lettera alla persona amata. Ed è un altro momento di grande poesia. Con un ottimo lavoro delle chitarre elettriche per mano di Baglioni e Fontana.
COMPLETAMENTE SENZA è la definitiva consacrazione dell’”assenza” un tema che è evidentemente al centro del cuore pulsante del lavoro di Gianfilippo Boni. Da segnalare Guido Masi alle chitarre elettriche e l’ottimo lavoro di Giovagnoli al sax soprano.
VAN GOGH è una sorta di “fuoco d’artificio” finale con l’ospitata del Grande Stefano Bollani. Lo schieramento è il seguente: Boni alla voce e pianoforte, Stefano Bollani al piano e fisarmonica, Nicola Vernuccio al contrabbasso, Vieri Bougleux e Leonardo Boni alle chitarre acustiche, Marco Barsanti alla batteria ed Enrico Fabio Cortese all’arrangiamento e programmazione degli archi. Il brano è un geniale omaggio al sommo pittore  ed il tappeto sonoro è davvero splendido … proprio come un dipinto.
In questo viaggio fatto di 10 canzoni e quaranta minuti di adorabile musica sono entrato dentro il mondo artistico di Gianfilippo Boni.
E così, dopo aver sostato per anni fuori dalla porta ed averlo comunque apprezzato per il lavoro fatto nei dischi altrui,  finalmente ho avuto accesso alla sua poetica visione delle cose.
Un Artigiano della Musica: questo è in sintesi Gianfilippo Boni.
Una Grande Persona.


domenica 1 maggio 2016

Donny Hathaway: "EVERYTHING IS EVERYTHING



EVERYTHING IS EVERYTHING  è uno straordinario album di soul. Tra accenti rhythm & blues e qualche spruzzata di funky,  questo disco del 1970,  è un magnifico viaggio onirico che celebra l’arte  di fare una musica che ormai non esiste più.
Donny Hathaway già a tre anni d’età cantava i gospel  in chiesa assieme alla nonna.
Possiamo dire, a ragione, che  sia stato il più giovane cantante gospel degli interi Stati Uniti D’America.
La morte se lo porta via,  a soli trentatré anni,  nel gennaio del 1979: una morte strana. Perché Donny viene ritrovato privo di vita sul selciato davanti ad un Hotel  di New York dove aveva alloggiato. Ufficialmente il caso venne archiviato come suicidio. Donny si sarebbe buttato dal quindicesimo piano. Ma pochi, tra quelli che lo conoscevano,  hanno mai creduto sino in fondo a questa tesi. Cosa sia successo veramente in quella notte del 13 gennaio 1979 non lo saprà mai nessuno.
“EVERYTHING IS EVERYTHING”  fu il suo disco d’esordio.  Prodotto dall’Atlantic Records nel 1970 è uno dei dischi di soul più belli di ogni epoca. Un disco nel quale con arte cristallina Hathaway svaria dal funky al blues, dal soul puro ai ritmi proprio della tradizione  afro-americana.
Un disco che, purtroppo, conoscono i pochi cultori di un genere che, ai nostri tempi, pare essere finito nel dimenticatoio.
Ed è un peccato.
Perché  le canzoni da lui scritte per questo  disco, come VOICES INSIDE (EVERYTHING IS EVERYTHING),  SUGAR LEE, THANK YOU TO THE MASTER (FOR MY SOUL), THE GHETTO, TRYIN’ TIMES,   sono  autentici gioielli di una purezza e bellezza incomparabile. Sono canzoni che mandate a tutto volume riempiono le nostre stanze di splendidi suoni e  creano atmosfere uniche.
Basterebbe chiudere gli occhi e in men che non si dica saremmo anche noi a ballare, lì in quel cerchio che c’è sulla copertina del disco, lì nel GHETTO di St. Louis, in Missouri,  lì con Donny & i suoi ragazzi  … nel cerchio della vita vista con gli occhi del soul. Dell’anima.




(VOICES INSIDE - EVERYTHING IS EVERYTHING)


sabato 30 aprile 2016

Matteo Schifanoia "LO SCAPOLO"


“LO SCAPOLO” è  l’album d’esordio del cantautore Matteo Schifanoia.
Dopo una lunga gavetta passata a suonare “live” Schifanoia  compie il grande passo e manda alle stampe questo disco.
In otto canzoni e poco più di 30 minuti di musica viene concentrata l’arte di quello che lo stesso Schifanoia battezza il “CANTASSURDAUTORE”. Non un cantautore qualsiasi. Ma un cantautore dell’assurdo.
Proprio così.
Le canzoni di Schifanoia sono uno spingere swing, jazz e piano bar al massimo, con testi dove l’assurdo mette la freccia e sorpassa anche l’ironia, che di base poi è la farina dell’impasto di tutto il disco: così nasce il primo album in Italia ad opera di un “cantassurdautore”.
Schifanoia detiene  il copyright di questa definizione. L’ha forgiata lui e se l’è messa addosso.
Il disco è stato realizzato e registrato negli studi di Perugia  dalla Urban Records per mano di Diego Radicati e Simonfrancesco Di Rupo. L’ufficio stampa è quello, ottimo, della Protosound Press di Paolo Tocco.
Il disco si apre proprio con la canzone che da il titolo alla intera raccolta: LO SCAPOLO. Canzone dal testo impregnato di ironia è il pezzo che è stato scelto come singolo per il lancio del disco. Il video della canzone, realizzato dalla Farm Studio Factory  con la regia di Alberto Fabi,  tiene bene il ritmo del cantassurdautore e ne rappresenta appieno  il significato.
Segue UNA CRISI ROCK che, a parere mio, è il pezzo più  geniale in assoluto del disco. Una grande canzone,  veramente stupenda che, con quel refrain “E’ una crisi rock rock rock  / presto tutti quanti saremo un po’ più pop / è una crisi rock rock rock / mamma mia che shock / abbiamo fatto il bot “  regala sensazioni veramente divertenti e positive.
NOTTE SERIA ha ritmi soffusi da piano bar che rallentano il vorticoso ritmo che ha sin qui contraddistinto l’album.
COSTA MENO…   è una divertente visione  dei matrimoni … visti dal punto di vista delle “tasche” -cioè delle finanze- dello scapolo, che ha troppi inviti ai matrimoni e non sa come fare fronte a  tutti i regali.
Dopo la “sagra dell’ironia”,  che ci ha accompagnato per le prime quattro tracce,  il disco vira di rotta in maniera improvvisa con la “piano-song” SANTA LA BELLA STELLA STANCA. Un pezzo stupendamente poetico che dimostra, a conti fatti, che Schifanoia è sì un "cantassurdautore" ma prima di ciò è un cantautore  di razza: non solo capace di farci divertire, ma anche in grado di toccarci nel profondo le corde del cuore. Un pezzo Magnifico con citazione d’obbligo per l’ottimo sound di Giacomo Tosti al pianoforte.
GUARDAROBA IMPAZZITO e LOLITA sono canzoni che ci riportano ad atmosfere decisamente più ironiche e scanzonate mentre UN SOGNATORE IN BIANCO è una canzone swing davvero ispirata. Tutta la banda che accompagna Schifanoia nel disco macina al massimo della potenza: così se il titolare del disco presta alla causa la sua voce e la sua chitarra abbiamo Alessandro Ricci alla batteria, Roberto Gatti alle percussioni, Alessandro Bossi al basso, Lorenzo Baldinelli alle chitarre, il già citato Tosti alla fisarmonica e pianoforte, Rossano Emili e Francesco Angeli al sax, Alessia Donatelli al trombone, Daniele Francia alla tromba con diversi altri amici intervenuti nei coretti e la supervisione artistica di Laura Velardi.
Nel complesso l'opera prima del "Cantassurdautore" è da valutare in maniera più che positiva: unire la sapiente arte del cantautore all'arte di divertire con testi ironici e legati a filo stretto coi tempi che corrono non è certo operazione semplice e Schifanoia dimostra tutto il suo valore.
Un disco che mostra nelle due canzoni che più mi hanno impressionato (CRISI ROCK e SANTA LA BELLA STELLA STANCA)  entrambe le  facce del cantautore e del cantassurdautore  Matteo Schifanoia ...  uno che ha talento. Per certo.

(LO SCAPOLO)