sabato 25 novembre 2017

Matteo Passante e la Malorchestra - IL GRANDE STUPORE




Amore al primo ascolto.
IL GRANDE STUPORE, terzo album del cantautore pugliese Matteo Passante, è stato come  il classico fulmine a ciel sereno. 
Non avevo avuto occasione di incrociare prima la sua strada ma, ora che è accaduto, devo ammettere che mi stavo perdendo qualcosa di veramente importante.
Matteo Passante, come detto, è di origini pugliesi ma è da tempo di stanza in quel di Milano. Ed è proprio qui, all'ombra della Madonnina, che ha stretto un forte sodalizio con i suoi compagni di viaggio de "La Malorchestra", ossia Diego Scilla alle tastiere, Marco Vismara alle chitarre e arrangiamenti, Luca Moroni al basso e contrabbasso, Raffaele Pellino alla batteria.
E' in questo contesto che nasce questo IL GRANDE STUPORE. 
Disco di straordinario valore artistico. Testi illuminati,  venati dell'agro-dolce sapore della vita, ed un tappeto sonoro che, come un camaleonte, muta il proprio sapore e colore vestendo ad arte le le vicende narrate da Marco.
Il cantautore, nel comunicato stampa che ha accompagnato l'uscita di questo disco, così racconta la genesi di questo progetto:
«Il grande stupore è “l’album dell’immaturità”. L’ho definito così perché mi sembra che io stia facendo un percorso inverso, abbandonando la terra ferma dei cliché e delle canzoni “immediate”, quelle che ascolti e canticchi un attimo dopo. Credo che nell’immaturità si abbia invece il coraggio di osare, rischiare. Se è vero che ha volato solo chi ha osato farlo, allora io sono fiducioso perché con questo album ho osato quello che a vent’anni mai. Ho tirato fuori tutto. Ne sono uscite cose coraggiose e interessanti, piccole sfide, nuove sonorità, cose che faranno storcere qualche naso, ma di certo è venuto fuori quello che c’era nel fondo del mio stomaco».
Nascono così le undici stupende canzoni che compongono IL GRANDE STUPORE.
Storie davvero straordinarie come quella dell'iniziale IL MUSEO DEI DISAMORI  nella quale Marco Passante racconta la storia del "Museo degli amori finiti" di Zagabria, o quella del bambino congolese che arriva in Italia in giacca e papillon perchè la mamma gli aveva raccontato che sarebbe stato accolto con una grande festa narrata nel brano 1958.
Queste di Matteo sono canzoni che hanno una forza straordinaria nei testi (sempre agro-dolci) molto aderenti alle cose della vita e nella musica che la Malorchestra macina con la sapieza e la capacità propria dei più navigati musicanti.
Valzer di affascinante effetto è MILANO E NUVOLE, canzone che determina con esatta precisione la debordante perizia artistica di questi ragazzi.
C'è spazio per un sentito omaggio ad un Gigante della Musica D'Autore dell'Italico Stivale come Sergio Endrigo:  ENDRIGO E LE BOLLE A MANO è uno straordinario viaggio in un mondo fantastico dove gli aerei si fanno con la carta dei giornali e dove le bombe a mano sono fatte di riso siciliano. Una visione poetica che diventa una splendida epopea in musica.
Stupenda la ballata  ERI LA LUSINGA  che raccoglie a piene mani la bellezza di un passato scappato via di mano. Il refrain  "eri bellissima ... di un modo strano" in quel tappeto sonoro disegnato dalla Malorchestra è di una bellezza disarmante.
DICHIARERO' PER SEMPRE è una presa d'atto degli intenti che han si qui mosso le vicende  dell'artista  mentre in L'AMORE E' DEI MIOPI  il cantautore pugliese ci offre una prospettiva "visiva" dell'amore.
Canzoni splendide  sono anche  PARLARSI ADDOSSO, NOI UOMINI che tratta di un tema di triste attualità qual'è il tema della violenza sulle donne e la successiva  CREPE che è un viaggio tra i vicoli della memoria, tra cicatrici, ricordi e storie di vita ordinaria.
PIRATI STANCHI è la canzone che chiude il disco. E lo chiude in maniera sontuosa. Una ballata visionaria e amara che, tra auto che sono scialuppe e il marciapiede che è un mare, racconta la vita e il destino, la perdita e la scelta di perdersi in questo mare ...  posto di Pirati Stanchi. Splendida.
Ogni volta che una buona canzone mi racconta storie nuove, che non conoscevo,  e mi lascia dentro qualcosa che prima non c'era ... ebbene ... lì  io trovo il senso del fine lavoro del cantautore.
Comunicare e lasciare traccia del passaggio.
E così IL GRANDE STUPORE di Matteo Passante e della sua Malorchestra lo posso dichiarare un disco "prezioso" proprio perchè, ascolto dopo  ascolto, regala emozioni e spunti geniali  e lascia dietro di sè chiaro-chiaro tutto il suo valore poetico e musicale.
Capolavoro.


P.s.  Stupenda anche la copertina del disco.









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