sabato 15 febbraio 2020

Roberto Sarno - PROVA ZERO



"PROVA ZERO"  è il nuovo disco del cantautore Roberto Sarno.
Classe 1967, Sarno,  romano di nascita e  "toscano" di adozione, con questo lavoro ci propone una sorta di "raccoglitore spirituale" del suo percorso artistico degli ultimi dieci anni.
In "PROVA ZERO" Sarno riprende in mano nove delle sue canzoni del passato e, dopo averle musicalmente spogliate e rivestite  di nuovo, ce le ripropone consentendoci così di entrare in contatto con la fine arte di sintetizzare in pochi versi una "sensibilità" umana prima ancora che artistica che ce lo fa amare sin dal primo veloce e distratto ascolto.
Oltre alle nove canzoni scritte di suo pugno Sarno completa la raccolta con una cover del brano  ABBIAMO VINTO UN'ALTRA GUERRA di Motta che risulta qui splendidamente rivisitata.
Sarno trae spunto, nella composizione delle sue liriche,  dagli accadimenti della  vita quotidiana come quando racconta  della sofferenza e della distanza tra le persone sintetizzata in IL TEMPO CHE BRUCIA SULL'ASFALTO, o ancora in  tematiche molto dolorose per l'anima come la triste esperienza della malattia  ben descritta nel brano COME PER SEMPRE dove quei versi "Ti addormenterai con un fiore tra i capelli / bella come l'estate. Un suono emetterai come un canto di sirena / muto e inafferrabile."  ci si stringono forte al cuore per esperienze di vita comune che può dire di aver passato chi ha attraversato la tristezza della malattia propria o di un proprio caro.
Il tema dell'infanzia in BUBU', o la ricerca del  giusto equilibrio tra intimità e il frastuono del mondo circostante in FRAGOLE, il tradimento  ben rivisitato nel brano CADERE SOLA, lo splendido intro al sax di  Marco Mafucci che apre la riflessiva IO SONO QUI, il magico piano di Alberto Nepi nel "viaggio" di LUNA riportando poi tutto a casa con il ritorno alle cose semplici nel brano IL SILENZIO INTORNO per concludere con  PAROLE INUTILI.
Queste  canzoni di Roberto Sarno nascono da una sensibilità artistica davvero notevole, e così, vestite con chitarra, piano e il giusto e misurato uno di campionamenti sintetizzati, giungono fino a noi per farci davvero vivere un'esperienza d'ascolto che arrichisce e "coccola" con gentilezza il nostro animo.
Lavoro di ottimo spessore.



(ROBERTO SARNO - IL TEMPO CHE BRUCIA SULL'ASFALTO)






venerdì 1 novembre 2019

Marcello Parrilli - MODERNE SOLITUDINI



"Squadra che vince non si cambia." recita un vecchio adagio che, attribuito al famoso allenatore di calcio Vujadin Boskov, si può tranquillamente coniugare ad ogni ambito della vita quotidiana, Musica compresa.
E così ecco che, a tre anni di distanza dal precedente MENDICANTI DI UMANITA',  il cantautore e polistrumentista  toscano Marcello Parrilli convoca e riassembla la sua "Squadra Vincente"  e  manda alle stampe il suo quinto album dal titolo MODERNE SOLITUDINI.
La "formazione delle meraviglie" è composta dal titolare, Parrilli,  autore di tutti i testi del disco che presta alla sua opera  voce, chitarra, ukulele, pianoforte e sintetizzatori,  quindi dal "Mago" Gianfilippo Boni che, oltre ad aver contribuito alla produzione del disco nel suo "Leggendario" Paso Doble Studio in Bagno a Ripoli,  mostra  la sua ormai classica e indiscutibile perizia al pianoforte,  e dalla sezione ritmica di classe assoluta formata dal duo Lorenzo Forti (al basso già attivo con Irene Grandi, Paolo Vallesi, Laura Pausini ecc.) & Fabrizio Morganti (batteria già attivo tra gli altri con Biagio Antonacci, Patti Smith, Irene Grandi ecc.).
MODERNE SOLITUDINI nasce così dall'ispirata penna di Marcello Parrilli ma, come tutti i lavori di squadra che hanno successo, prende forma grazie alla straordinaria  perizia musicale tutta di quella che è per me sempre un piacere definire la splendida "Truppa Toscana".
Nelle note del disco Parrilli descrive così MODERNE SOLITUDINI: "E' una raccolta di canzoni d'amore, alcune inedite ed altre reinterpretate dopo dieci anni con nuovi arrangiamenti. Il filo comune di queste canzoni è il tema dell'amore, quello sognato, quello desiderato, quello mai consumato, quello perduto, quello vissuto una sola volta, ma che ha lasciato dentro un senso dell'eternità."
MODERNE SOLITUDINI è quindi una sorta di "Bignami Musicale"  sul tema dell'amore rivisitato in chiave decisamente rockeggiante e  che condensa l'argomento in otto validissime canzoni per mezz'ora di buona musica.
Apre le danze la ballata ORA NON HO PIU' PAURA  cui fa seguito LA RESA brano per il  quale il regista Lucio Lepri ha prodotto uno splendido video.
PERSO  NEI TUOI OCCHI è la canzone che ha anticipato l'uscita del disco e segna il passo con il pezzo successivo, quello che titola la raccolta, cioè MODERNE SOLITUDINI  laddove l'amore  letto negli occhi della persona amata appare così lontano in questi tempi dove i social media dominano le nostre esistenze rendendo difficile anche solo relazionarsi con gli altri.
Poesia Pura  è quella che Parrilli propone nella canzone NOTTE DI S. LORENZO che già era presente nel suo album di otto anni or sono dal titolo  ELOGIO ALLA DIVERSITA' ma che in questa raccolta il cantautore toscano ripropone in una nuova veste sonora. Splendida.
L'esotica RAGAZZA DI CHIANG MAI introdotta dall'ottima chitarra di Parrilli è una canzone a "presa diretta", con quel suo ritornello che resta subito impresso in mente dopo il primo ascolto.
Chiudono questa raccolta SE AVESSI SCELTO ME canzone dal tappeto sonoro molto godibile e CERCANDO LA LUNA che è ripresa da Parrilli dal suo primo disco IDENTITA' datato 2009 e che, come nel caso de LA NOTTE DI S. LORENZO, il cantautore toscano riveste a nuovo per l'occasione donandole, a tutti gli effettivi,  una seconda vita.
MODERNE SOLITUDINI, che esce per l'etichetta indipendente toscana RADICI MUSIC,  è un autentico "Bignami" sull'Amore, e rappresenta il lavoro della "maturità artistica" di Marcello Parrilli  un Cantautore Vero, un Ragazzo capace di trasformare in  musica i sentimenti che agitano l'animo umano offrendoci così una visione chiara e allo stesso tempo amara del nostro "incerto"  odierno mondo.




(MARCELLO PARRILLI -  LA RESA)












domenica 28 luglio 2019

Nandha Blues Band - NANDHA STRIKES AGAIN



C'è del Grande Blues  in Val D'Aosta.
C'è sempre stato, per la precisione,  ma la Notizia è che  ora ritorna più "incisivo" che mai grazie all'amico Max Arrigo e la sua  "Nandha  Blues Band".
Nelle corde della chitarra e nelle armonie vocali di Arrigo rivivono le gesta più leggendarie del "classico" blues-rock elettrico con accenti southern made in USA, e cito,  a titolo di esempio e tanto per rendere l'idea, gli immensi Allman Brothers.
Dopo un primo lavoro uscito nel 2013 e titolato BLACK STRAWBERRY MAMA l'amico Max Arrigo riprende tra le mani il progetto "Nandha Blues" e, mischiando un po' le carte delle collaborazioni, riporta in pista il gruppo con questo nuovo lavoro NANDHA STRIKES AGAIN.
All'epoca del nostro "Tonnuto" lasciammo  l'amico Max, era il 2010, alle prese con il progetto SHANGHAI NOODLE FACTORY. In quell'episodio "discografico" a dar manforte ad Arrigo sempre alla  chitarra e voce, vi erano il nostro caro amico Diego "Il Tusco" Tuscano alla voce, Alessandro Picciuolo al basso, e Roberto Tassone alla batteria e collaboratori di prim'ordine, come  Jono Manson, Joe Pitts e Dave Moretti.
Nove anni dopo  Max Arrigo ricompone in questo NANDHA STRIKES AGAIN il sodalizio con il batterista torinese Roberto Tassone che, insieme al bassista Alberto Fiorentino, costituiscono la "sezione ritmica" dei Nandha Blues.
Arrigo e Tassone, per chi scrive,  sono una Garanzia. I due ragazzi stanno al " Blues che sgorga ai piedi delle Alpi" esattamente come  Warren Haynes & Matt  Abts stanno al "Sacro Blues dei Gov't Mule" .
Nelle nove  tracce di NANDHA STRIKES AGAIN questo splendido "power-trio" macina un blues elettrico nervoso, muscoloso e vibrante per buoni 45 minuti.  Tutte le canzoni nascono dalla penna di Arrigo e non vi è un attimo di pausa.
Grazie alla lunga "militanza" nelle file del "Blues"  Arrigo riesce ad arricchire il suono di ogni canzone con il "virtuosismo" di diversi amici che sono ospiti in questo splendido lavoro.
Il già citato Joe Pitts, veterano del più classico Blues Rock Made in Usa, presta il suo assolo di chitarra in BRING ME SOME WATER.
Il Chitarrista dell'Indiana Eric Saylors, già con The Steepwater Band, presta il suo attrezzo nel brano I'D RATHER WALK  WITH THE DEVIL.  
Big Papa Binns è presente sin dall'iniziale 749 BLUES, e poi Mark Johnson dei Delta Moon Band che suona il dobro in BUSTED.
Tra le collaborazioni "nostrane" da segnalare Enrico "Nick"  Benvenuti al Sax in WHAT YOU GOT,  Roberto Guieti e la sua arpa in 749 BLUES e  CAJUN LADY,  Lorenzo Tagliaferro ed Erica Iamonte alle voci in divese occasioni, così come Marco Giovinazzo a dar manforte a Tassone alle batterie in qualche episodio.
Alla resa dei conti NANDHA STRIKES AGAIN è un autentico Festival elettrico nel quale Max Arrigo & Co. celebrano a tutto tondo  il Blues regalando veramente minuti di musica "indiavolata" allo stato Puro.
Citazione doverosa merita la copertina dell'album che è un Apoteosi dell'immaginifica capacità artistica  di  Peter Nogas in arte Psychodelic Pete.
Attendo fiducioso  recensioni ben più "qualificate" di questa mia, consapevole del fatto che,  ad "Agitatori CulturalMusicali" come Max Arrigo & i suoi Nandha,  bisogna solo dire un Grande e Caloroso ... GRAZIE !!!!!!



(Max Arrigo e il progetto "Nandha Strikes Again")







domenica 16 giugno 2019

Marco De Annuntiis - JUKEBOX ALL'IDROSCALO



Marco De Annuntiis, cantautore e musicista a tutto tondo  originario di Ostia Lido, manda alle stampe il suo primo lavoro solista  "JUKEBOX ALL'IDROSCALO"  e pone, allo stesso tempo, la sua candidatura alle Targhe Tenco nella sezione Miglior Opera Prima e Miglior Canzone Originale.
Prodotto da Luigi Piergiovanni per la Interbeat  e distribuito dalla Cinedelic Records,  "JUKEBOX ALL'IDROSCALO" (il cui titolo  è un rimando al gioco di parole tra l'opera di Gingsberg "Jukebox all'Idrogeno" e l'Idroscalo di Ostia che fu teatro della morte di Pasolini) raccoglie in dieci canzoni e 45 minuti di musica il  "Credo" Musicale di  De Annuntiis.
Singolo di lancio di questo album è il brano "COME DE ANDRE' " che rappresenta anche il brano con cui l'artista di Ostia Lido concorrerà alle Targhe Tenco nella sezione Miglior Canzone Originale.
L'Opera Musicale di De Annuntiis  è quella di un autentico "Architetto della Decostruzione".
Nella sua opera prima De Annuntiis  riprende tutte le influenze musicali che più lo hanno affascinato nel tempo e le mischia decostruendole e poi ricostituendole in maniera assolutamente personale, molto armonica e con una classe che è propria del "Genio" della Musica.
Beat o Folk-Beat,  Blues, Pop melodico, risultano essere presenti a vario titolo nella costruzione musicale delle dieci tracce del disco,  amalgamate alla perfezione con testi che sono un misto tra l'ironico e il critico, e uno stile che è originale e personale.
Proprio la canzone "COME DE ANDRE '" è il tipico esempio di questa sottile Arte di De Annuntiis che, nel breve volgere di un brano dall'intro folk-beat che rimanda ai migliori "Nomadi" dei tempi passati,  decostruisce il mito "deandreiano" salvo poi ricostruirlo "Puro & Semplice"  esattamente con lo Spessore che è proprio di Faber.
La strada musicale di De Annuntiis  è  quella  di chi intende arrivare alla meta con idee e mezzi propri, e così l'uso ripetuto dell'organo "FARFISA" in luogo di altre "sofisticazioni elettroniche",  si inserisce in questa linea di coerenza assoluta con l'idea di base e dona al lavoro un chè di non comune e diverso da quanto già sentito che contribuisce all'unicità dell'opera.
Sin dall'iniziale "JUKEBOX"  il lavoro di decostruzione di De Annuntiis "funziona" alla grande. Prendere il brano di Serge Gainsbourg (Le Claqueur des Doigts) e lavorarlo di fine smontandolo di base e  ricostruendolo poi a proprio modo è già un ottimo biglietto da visita che definisce lo stile e la modalità compositiva del suo autore, mentre è poi affidato ad un altro brano dal forte impatto musicale, DANDY DI CITTA', il compito di delineare i tratti autobiografici del "nostro" e richiamare tutto l'amore per sonorità proprie degli anni sessanta, del beat e di leggende musicali tracciate dalle chitarre dei Byrds e dagli organi dei Doors.
Prendere spunto da pellicole di Valore come "Amore tossico" di Claudio Caligari e rievocarne le immagini di vita quotidiana in musica, decostruendole e ricostruendole,  in un brano come BLUES DELLA RENAULT è un altro chiaro esempio di come il cantautore di Ostia Lido sia capace di rendere evocative note e parole restituendo nuova vita a vecchie immagini.
Ballata di pura e splendente bellezza è IL PRIMO UOMO SULLA LUNA che è un pezzo da ascoltare in un'arena all'aperto,  in una notte di mezza estate,  con il classico  accendino rivolto al cielo, mentre in   VITA PRIVATA DI SHERLOCK HOLMES un ottimo violino contribuisce al ricamo di un tappeto sonoro che avvolge questa dissertazione su un giorno comune nella vita del geniale investigatore privato nato dalla penna di Conan Doyle e che De Annuntiis celebra così alla sua maniera.
Con altri brani di buon impatto sonoro e buone liriche come CONIGLI DAPPERTUTTO, o  come  la celebrazione del rasoio SHAVETTE strumento di morte nei lavori di Dario Argento, passando per la disperata  preghiera in  BORDERLINE (con l'ottima Ilenia Volpe alla voce) sino alla conclusiva IO IO IO E GLI ALTRI  quello di  Marco De Annuntiis è tutto un mondo che va scoperto e assaporato nota per nota andando a ritrovare storie e suoni che lasciano dietro buone sensazioni.
In JUKEBOX ALL'IDROSCALO c'è dentro davvero "tanta roba". 
Tutta Buona e tutta ben amalgamata con il tabacco delle sigarette francesi GITANES, un buon bicchiere di  J&B  o Fernet Branca e un po' tutto quello che circonda Marco nella copertina dell'album.
Il suo Mondo.




(MARCO DE ANNUNTIIS - COME DE ANDRE' )






(MARCO DE ANNUNTIIS - IL PRIMO UOMO SULLA LUNA)














giovedì 28 marzo 2019

Luca Maciacchini - IMPARARE DAL TACCHINO



A cinque anni di distanza dal precedente disco "QUANDO ERAVAMO QUASI NEMICI"  ritorna con un nuovo lavoro l'amico Luca Maciacchini.
Il poliedrico artista varesino, cantautore, attore e scrittore per questo suo ritorno discografico confeziona un ottimo lavoro che dispensa in 11 nuove canzoni  40 minuti di musica "Geniale".
Il disco precedente ci era piaciuto molto e gli avevamo dedicato un numero della "nostra versione" express de IL TONNUTO. Ma è tutta la vicenda artistica di Maciacchini che ci ha, da sempre, appassionato e l'abbiamo seguita lungo la nostra rotta "tonnuta" anche con una bella intervista che, se volete, potete rileggere sul nostro sito web www.iltonnuto.it.
Il titolo di questo nuovo album prende spunto da una citazione del filosofo-matematico statunitense di origine libanese Nassim Taleb, contenuta nel saggio "Il cigno nero", in cui l'esperto di matematica finanziaria affronta il tema della sfiducia nelle statistiche e nelle consuetudini.
Taleb sostiene la sua tesi ricorrendo a un'efficace metafora zoologica: il tacchino, amorevolmente nutrito e cresciuto per molti giorni dal suo allevatore, si sentirà amato e si fiderà di lui, non immaginando che l'obiettivo del padrone è ingrassarlo e poi ucciderlo per servirlo su una tavola imbandita, magari proprio per il "Giorno del Ringraziamento".
Caratteristica principale e filo conduttore di tutte le canzoni del disco è il classico "humor all'italiana", che da sempre è proprio di Maciacchini che è compositore capace di trattare nei suo testi temi di stretissima attualità proponendoli al pubblico con la "pesante" leggerezza di una intelligentissima satira.
E su tale filo conduttore si pone anche la scelta della copertina del disco che è tratta da un'altra citazione letteraria: Maciacchini, fotografato di profilo, guarda negli occhi il tacchino nella speranza di apprendere utili lezioni di vita dall'inconsapevole volatile, avviato per eccesso di fiducia a un destino tutt'altro che invidiabile. Lo scatto è un richiamo ironico all'immagine del poeta e scrittore Eugenio Montale assorto nella contemplazione di un'upupa, a cui OSSI DI SEPPIA ha dedicato "Upupa, ilare uccello calunniato".
Tutte le undici tracce del disco sono state composte per testi e musica dallo stesso  Maciacchini che già in passato, in occasione dei lavori precedenti, ho accostato, per sensibilità artistica e vena letteraria a  Grandi Maestri come Nanni Svampa e Giorgio Gaber, giusto per citarne due dei più simili al suo modo di intendere la canzone o, forse meglio dire, il "teatro-canzone", ossia quello "spazio indefinito"  dove l'arte del saper scrivere e cantare si associa alla straordinaria capacità di interpretare con la mimica del viso e del corpo i testi stessi delle canzoni.
Già dall'iniziale GENIALE la rotta satirico-ironica del disco è tracciata  e la seguente IL SONDAGGISTA, che mette alla gogna i sondaggi fatti più a fini propagandistici che non statistici, conferma che il cantautore varesino è in gran forma, e che la sua penna non fa sconti a nessuno. 
DISGIOCHEI è canzone molto "radiofonica" mentre C'HO L'AMICO mette alla berlina i finti rapporti di amicizia spesso conditi da scarsa sincerità e da molto disinteresse.
Col brano seguente, UNA FOGLIA  si cambia, momentaneamente, registro e la canzone, che tratta di un tema "spigoloso" come la violenza sui minori, è tratteggiata da Maciacchini con tenuti note ed  è tra le più poetiche e toccanti del disco che è ispirato da una storia vera. Sublime.
INDIPENDENTI riprende la vena di pura ironia che caratterizza i primi brani del disco. In questa ballata il cantautore varesino prende  di mira la politica, i suoi costumi (o meglio, malcostumi) e le sue poco etiche "usanze". Pura Satira in  Maciacchini Style.
Luca ne ha per tutti, e così in CRETINO A SFERA  a finire nel mirino sono gli eccessi (in tutti i sensi) che circondano il mondo del calcio.
Nel brano  UN AMORE SENZA OLIO DI PALMA   si  racconta di naturisti e vegani e, anche in questo caso, non mancano gli spunti di riflessione.
A PODI MINGA PARLA' MAL DE LOR  riporta Maciacchini a stretto contatto con il suo dialetto che, nei primi anni della sua vicenda artistica, è stato parte importante della strada lungo la quale ci siamo incontrati.
SIAMO I CUCCHIAI  è un brano tutto dedicato alla fede negli ideali che era propria delle generazioni che hanno preceduto la nostra. Un inno a quei "cucchiai di legno" che scavano nella memoria per riesumare i valori "propri" della misura con cui si valuta un uomo: fiducia e speranza. 
Chiudi il disco il breve monologo LA TEORIA DEL TACCHINO.
Riassumendo, ciò che esce chiaro dai solchi di queste canzoni, la teoria del tacchino,  è lì, come un monito per tutti noi: senza fidarsi ciecamente di tutto ciò che ci viene proposto dalle persone e dai media dobbiamo arrivare a trovare un nostro "centro di gravità permanente" (per citare il Maestro Siciliano) che ci permetta di riflettere e ponderare ogni cosa con attenzione.
Gran bel lavoro quello di Luca Maciacchini. 
Disco inspirato. 
Disco Intelligente.

























sabato 12 gennaio 2019

Fab - MAPS FOR MOON LOVERS



MAPS FOR MOON LOVERS è il nuovo disco mandato alle stampe dal cantautore Fabrizio Squillace detto FAB.
Dopo l'esordio, datato 2014, con l'ottimo BLESS  il cantautore di origine calabrese ritorna con un nuovo lavoro ed è, decisamente. un gradito ritorno.
Il suo nuovo disco contiene otto nuove canzoni per poco più di mezz'ora di un "sano"   rock di stampo cantautorale suonato in maniera egregia e che regala belle sensazioni.
Nelle canzoni di FAB si trovano testi di profonda analisi socio-esistenziale al crocevia dove queste tematiche, che offrono profondi spunti di riflessione, si incrociano con una ricerca musicale tutt'altro che scontata.
Vi è molta sperimentazione dentro al tappeto musicale che si svolge lungo le tracce di MAPS FOR MOON LOVERS. 
L'utilizzo di suoni elettronici, batterie elettroniche  e ampliamento della gamma di distorsioni sonore sempre   alla ricerca di una nuova via attraverso la quale giungere alla "luna"  conferiscono a questo disco un fascino del tutto particolare.
Pur non essendo, il sottoscritto, un amante della musica "virata" all'elettronica devo inchinarmi all'assoluto fascino delle sperimentazioni sonore "osate" da FAB in questo disco. Il loop elettronico  creato con il MicroKorg  che si trova all'inizio del brano SHOREDITCH GIRL è,  per esempio, una di quelle "esperienze sonore" che si fanno apprezzare, indipendemente dal proprio "credo musicale".
Tra le "perle" del disco  segnalo SONG FOR MOON LOVERS brano che, ispirato ad un verso di una celebre canzone di Leonard Cohen ANTHEM  "c'è una crepa in ogni cosa, è da lì che filtra la luce." , raggiunge il cuore di chi ascolta in un baleno.
Tra le mie preferite,  dopo ripetuti ascolti, vi è  poi, imprescindibile, THE SAME FLOOR, canzone che narra di un incontro casuale voluto da un'antica profezia, là dove il tempo scandito sulla "terra" si incrocia con il tempo scandito dall'Infinito. Stupenda.
Splendono di luce propria anche THE LAZY ONE, HOW HIGH IS THE MOON che racconta del lato "oscuro"  dell'amore, la già citata SHOREDITCH GIRL, COLORS e MINUTEMAN.
A chiudere il disco vi è una sorta di "ninna nanna elettronica" che racconta del dramma dell'immigrazione visto dagli occhi di un padre che racconta alla sua bambina  le storie di quella gente che  attraversa il mare alla ricerca di un "posto sicuro" sfuggendo a guerre e miserie: SLEEP  è la canzone che è stata scelta per girare un video con la regia di Hedy Krissane, regista di origini tunisine. Il video, girato sul litorale Briatico in Calabria, è stato proiettato al Magna Grecia Film Festival di Catanzaro ottenendo ottimi riscontri di critica e pubblico.
Tirando le somme, questo MAPS FOR MOON LOVERS, si può definire una "sorta" di "Tom-Tom" delle nostre, comuni, vicende umane che attraverso la penna ispirata di FAB e la sua sperimentazione musicale ci regalano, nei fatti, una via per arrivare alla luna ... tra accenni di profonda arte cantautorale e una musica che, in più ascolti, mi ha riportato alla mente i lavori dei "primissimi" R.E.M.
Disco illuminante.




(FAB - THE SAME FLOOR)





(FAB - SHOREDITCH GIRL)







domenica 25 novembre 2018

Marco Cantini - LA FEBBRE INCENDIARIA



"Dedicato alla memoria di Claudio Lolli, immenso artista e poeta".

Con questa dedica si chiude il libretto coi testi allegato a questo LA FEBBRE INCENDIARIA, terzo (magnifico) album del cantautore toscano Marco Cantini.
Tanti anni fa, dieci per essere esatti, passammo con gli amici Caterina e Lino  un mezzo pomeriggio a parlare di musica e di vita con Claudio Lolli. 
Ora questi amici si sono sicuramente  ritrovati insieme , da qualche parte,   più in là del nostro tempo e mi piace pensare che la buona musica possa arrivare anche là ed allora è certo che al Professor Lolli questo disco di Marco Cantini piacerà un sacco.
Non solo perchè progetto artisticamente molto valido, ma proprio perchè, per sensibilità artistica il contenuto di questo "concept album", liberamente ispirato al libro LA STORIA di Elsa Morante, lo trovo vicino ad un certo modo di intendere il "mestiere" del Cantautore che era proprio del Professor Lolli.
Cantini mi aveva già notevolmente  impressionato, un paio di anni fa,  con il suo precedente lavoro SIAMO NOI QUELLI CHE ASPETTAVAMO e con questo nuovo progetto, il ragazzo toscano si conferma un validissimo Cantautore.
Mettere in musica le storie tragiche e così cariche di forte impatto emotivo che vengono tratte dal romanzo della Morante non era certo un lavoro semplice, anzi, tutta "roba" da maneggiare con estrema cura. 
Ma Cantini non è un "tipo comune": lo si era già intuito nei solchi del precedente lavoro.
Ha una sensibilità particolarmente adatta ad accostarsi ad Opere che sono, in partenza,  più grandi di lui riuscendo poi a riportarle in musica in maniera impeccabile sia per scelta dei testi sia per le sonorità raffinate e mai banali con cui riveste i medesimi testi.
LA FEBBRE INCENDIARIA è un disco che fa rivivere personaggi letterari e accadimenti che sono parte della nostra Storia e che Cantini trattegia in modo superbo. 
Ida, Useppe, Davide e i tanti altri personaggi de LA STORIA rivivono in queste quattordici  canzoni e così, se da un lato,  chi ha letto il libro,  ritroverà esattamente le atmosfere ed i volti ivi contenuti, chi non l'ha mai letto scoprirà una vicenda che sicuramente lo spingerà ad avvicinarsi al testo, perchè si narra di una parte della storia di tutti noi.
L'album, prodotto dallo stesso Cantini con l'aiuto del Maestro Gianfilippo Boni, è mandato alle stampe dall'etichetta RADICI MUSIC ed i compagni di viaggio che si sono dati appuntamento (è il caso di dirlo) con LA STORIA sono quelli "Classici" della "truppa dei toscani": così oltre alla voce e chitarra di Cantini vi sono il "Mago" del pianoforte Gianfilippo Boni, Lorenzo Forti al basso, Fabrizio Morganti alla batteria, Lele Fontana all'hammond, Francesco Moneti al violino e mandolino, Riccardo Galardini alle chitarre, Andrea Beninati al violoncello, Nicola Cellai alla tromba, Claudio Giovagnoli al sax, senza dimenticare i numerosi ospiti, come il Sommo Maestro dell'Organetto Diatonico Riccardo Tesi o ancora il contributo di artisti come Tiziano Mazzoni, Silvia Conti, Valentina Reggio, Nicola Pecci, Marco Rovelli, Serena Benvenuti, Roberto Benvenuti, Claudia Sala, Stefano Disegni, Gabriele Savarese insomma, a lista completata, un vero e proprio "Parterre de Rois"  giusto appunto a portare in musica un Progetto Musicale di valore assoluto.
Registrato in presa diretta presso lo storico SoundClinic Studio Larione 10 in quel di Firenze LA STORIA INCENDIARIA vede alternarsi ballate classiche e struggenti a canzoni che sono invece più movimentate e che rappresentano una sorta di invettiva che forma parte integrate e epilogo de LA STORIA. 
Tra le ballate migliori del disco segnalo UN FIGLIO (che rimanda ai bombardamenti su Roma  del luglio 1943 con l'organetto di Tesi a tessere la trama musicale),  LUGLIO '43 (che narra con gli occhi di Ida e Useppe proprio del giorno del bimbardamento), CLASSE BORGHESE (qui Cantini con gli occhi di Davide Segre  racconta la presa di conscienza delle differenze di classe sociale con un ottimo lavoro di Beninati al violoncello), ANACICLOSI (che descrive gli ultimi giorni dell'occupazione tedesca a Roma),  e L'ORRORE (che narra della violenza subita da Ida per mano di Gunther). Ma è tutto il disco che suona alla Grande ed ogni canzone è come un capitolo di una Storia che regala  grandi emozioni.
Concludendo vado sicuro ad affermare che possiamo posizionare LA FEBBRE INCENDIARIA tra le migliori opere "musicali a rimando letterario" edite nel panorama nostrano negli ultimi anni; Cantini ha fatto un ottimo lavoro che rappresenta in maniera molto chiara il modo di intendere la musica che che rimanda proprio al Prof. Lolli e quel cantautorato di "contenuto" che oggigiorno si è un po' perso per strada. In questo disco c'è un Anima,  un Cuore che batte in parte sospinto dalla musica in parte dal valore letterario di testi che sono "senza tempo".
Complimenti Marco. Cantautore Puro.

P.S.  Ottima la confezione del disco e ottimi i dipinti riprodotti in più parti del booklet ad opera di Massimo Cantini, padre di Marco. Nell'evidenza dei fatti il DNA artistico è certamente parte integrante della Storia dei Cantini. 




(MARCO CANTINI - UN FIGLIO)