sabato 21 novembre 2015

Dadigadì, Sergio Arturo Calonego e quel vento dell'estate 2015.



Calonego è un chitarrista unico.
E’ unico nel suo genere.
Il suo suono lo si riconosce  tra mille suoni e il suo stile tra mille stili: unico, irripetibile, davvero singolare.
Da qui a poco tempo, sono certo, ci saranno schiere di “imitatori”, gente che proverà a suonare la chitarra nello stesso modo ma, inevitabilmente, il risultato non sarà lo stesso.
In fondo di chitarristi bravi ce ne sono tanti … ma qui parlo di un’altra cosa.
Parlo di un personaggio che ha sviluppato una sensibilità artistica particolare. Difficile capire dove finisce l’artista e comincia il suo strumento. Come se lo strumento diventasse parte dell’uomo e l’uomo entrasse dentro il legno della sua chitarra.
Il risultato di tutto questo lavoro è concentrato in questo suo secondo album da solista: DADIGADI’.
Un omaggio a Dadi … ma anche un viaggio in solitaria lungo le vie di un fingerpicking  costruito piano piano  con suoni ottenuti dalla percussioni dello strumento “battuto” come solo lui sa fare …  che così solo lui sa fare.
Questo lavoro si articola in otto tracce e sviluppa un viaggio di mezz’ora dove si resta sospesi tra le corde e il legno della sua chitarra e l’animo e il cuore dell’artista.
Qualche piccola anticipazione del lavoro abbiamo avuto il piacere di ascoltarlo già da quest’estate.
Prima quando abbiamo avuto la fortuna di averlo qui a suonare  nella nostra Cabiate e poi, pochi giorni più in là, quando in una calda serata a  Desio l’abbiamo rivisto riproporre le sue melodie uniche ad aprire il concerto di Davide Van De Sfroos.
Quei momenti, quei giorni, speciali perché legati ad emozioni che mi hanno personalmente coinvolto in  un viaggio che mi ha portato ad intrecciare il percorso con una persona ritrovata nel cammino della vita  sono  tutti lì dentro i suoni della chitarra di Sergio Calonego.
Così adesso ascolto DADIGADI’ ma quello che sento non sono solo  suoni …  bensì emozioni.
Emozioni nel loro stato più puro . Così  le note non creano più solo musica ,  ma evocano ricordi.
Ricordi di vento che ti passa nei capelli  in un’assolata mattina di mezza estate a sentenziare che la vita è fatta così …  di percorsi che si incrociano dopo essere stati lì, in parallelo per anni,  come le corde della chitarra.
E così sul finire di questo 2015 mi ripasso tra le mani questo DADIGADI’ come fosse una di quelle palle di cristallo con dentro la neve che, da piccoli, osservavamo con lo stupore proprio dell’età dell’infanzia.
Agito queste note e ritorno a percepire quel vento lì …
Potenza  della musica e perizia di Sergio Arturo Calonego,  personaggio singolare.
Chitarrista unico.







sabato 12 settembre 2015

ROCCO ROSIGNOLI "SCANSADIAVOLI"


Il cantautore e polistrumentista parmigiano Rocco Rosignoli, amico del TONNUTO ormai da anni, ha appena mandato alle stampe il suo quarto album "SCANSADIAVOLI".
Il percorso musicale di Rosignoli l'abbiamo seguito sin dall'inizio e dalle pagine della nostra webzine ne abbiamo testimoniato tutta la bontà. 
Quello di Rosignoli è  un progetto musicale molto  valido basato su una straordinaria perizia tecnica nell'uso degli strumenti unita a una non comune sensibilità artistica: così nascono le sue canzoni.
Canzoni che sono parte di un progetto che, negli anni, ha mantenuto una coerenza di fondo: sono dischi da Cantautore di Razza quelli di Rosignoli.
Qui di seguito i link relativi alle precedenti uscite discografiche:




Questo nuovo lavoro, "Scansadiavoli" nasce in modo particolare sin dalla scelta del luogo ove sono state effettuate le registrazioni.
Infatti, anche grazie all'intercessione di un amico scrittore (Nicola Maestri) presso il Sindaco del Comune di Sala Baganza in provincia di Parma, Rosignoli ha potuto registrare il disco presso l'Oratorio dell'Assunta, sito nella Rocca Sanvitale in un ambiente caratterizzato dal forte riverbero che poi era quello che l'autore andava cercando.
Come spiega la stesso Rosignoli nel libretto allegato al cd l'incisione del disco è avvenuta con una microfonazione su tre livelli: il primo diretto su chitarra e voce, il secondo ambientale e infine un terzo di puro riverbero ambientale: così sono nate le canzoni contenute in "Scansadiavoli" .
Un disco che possiamo definire "puro" concepito per sola chitarra classica e voce. Un disco registrato quindi in presa diretta senza finzioni né sovra-incisioni.
E anche in questa scelta Rosignoli è da apprezzare:  il cantautore si prende, infatti,  un margine di rischio giacché un disco per sola chitarra e voce è  sostenibile in pieno solo quando le armonie e i testi sono più che validi. Quando insomma si ha perizia con la chitarra ma anche con la penna.
Ed è proprio questo il ritratto di Rocco Rosignoli.
Le dieci canzoni che compongono l'album sono spalmate in trenta minuti di ottima musica.
Tutte le canzonI sono state scritte da Rosignoli ad esclusione di due intermezzi che compongono il medley  intitolato BARRICATE che sono Jamie Foyers di McColl e A LAS BARRICADAS composta da mano anonima.
Ad aprire il disco dopo un brevissimo Intro narrato ecco la splendida FISTERRA  pezzo strumentale che farà la gioia di tutti quelli che amano il suono della chitarra classica. Un suono bello. Pulito. Chiaro e travolgente. Rosignoli è un chitarrista di vaglia e questo brano ne è la prova-provata.
LA GRANDINATA vede entrare in scena la voce bella, potente ed evocativa di Rosignoli, che ricordavo così ma che ho trovato in questo nuovo disco ancora più sicura. Incisiva. Determinata e determinante ai fini del risultato finale delle incisioni. E proprio questo secondo pezzo è uno dei più belli ed ispirati del disco. Un brano che rimanda a classici componimenti di cantautori di razza come per esempio il conterraneo Guccini.
Il testo di DICEMBRE è bello ed evocativo e ci riporta ad uno dei mesi cruciali dell'anno.
Il brano che segue, I DIAVOLI, sarebbe stato perfetto nell'ambito della prima incisione di Rosignoli, cioè UOMINI E BESTIE.
AUTUNNO, brano  che ha un giro armonico di chitarra particolarmente azzeccato, è scritto in maniera superba e, sarà che arriva anche nel periodo giusto, come nel caso del brano DICEMBRE tratteggia atmosfere che sono ai più familiari e che ci ritroviamo facilmente a condividere.
TUNGUSKA è un'altra splendida ballata ispirata a quella che viene considerata la più grande esplosione naturale che si ricordi e che avvenne il 30 giugno 1908 nella omonima località sita in Siberia. L'esplosione, dovuta ad un meteorite oppure ad una cometa, si dice che illuminò il cielo sino a Londra. 
Ed è proprio in brani come questo (che poi è l'equivalente del brano Oesterheld contenuto nel disco TESTUGGINI) che esce tutta la classe di un autore capace di riportare in musica pezzi di storia del nostro passato che meritano di essere conosciuti. 
IL CORPO DI PAMELA è una ballata che ricama in punta di chitarra e voce  il ricordo e l'immagine di questa donna che tenta di ingannare il tempo che passa cercando di far sì che la "Giovinezza non vuol darla vinta al tempo / forse ciò le fa far scempio / delle labbra che invitavano / a saggiare quella mela".
Nel già citato medley BARRICATE Rosignoli unisce tre canti legati alla guerra civile spagnola.
Partendo da JAMIE FOYERS di Ewan McColl a LA MORTE DI PICELLI che sempre su musiche di McColl Rosignoli dedica alla memoria dell'antifascista Guido Picelli e  passando per un canto dei miliziani spagnoli intitolata A LAS BARRICADAS ancora una volta la musica diventa tema di riflessione e materia di studio.
Nella successiva  GIORDANO BRUNO  la chitarra e la  penna di Rosignoli rendono un sentito omaggio ad una figura storica di importanza capitale. Una canzone che pare scritta con il cuore in mano e che ha in sé quel valore aggiunto che è la passione di raccontare mettendo in musica storie che tutti, prima o dopo, dovrebbero conoscere.
La canzone che chiude il disco è la stessa che regala il titolo alla raccolta: SCANSADIAVOLI.
Il nome deriva da un rio che si incontra percorrendo la A15 che, salendo verso la Cisa, unisce la città di Parma al mio amato appennino. Un brano che ha molto di autobiografico. Che ha molto a che fare con la vita propria dell'autore. Un brano che andrebbe indagato ma che, alla fine, prendiamo così facendo nostri questi versi unici "L'amore ha un volto ladro, e uno che uccide, / e con il dito sulle labbra chiuse / ci chiede di tacere, e ci divide, / ci fa cantare, e prova a ricucire".
Giunti alla fine del viaggio questo SCANSADIAVOLI  entra dentro il nostro bagaglio musicale dalla porta principale. Ci ha fatto conoscere nuove storie e nuovi nomi e nuove cose e cose vecchie ma mai banali: ci ha riportato in tutta la sua splendida bellezza l'arte di un amico che possiamo anche definire "Artigiano Musicale" o "Maestro" ma che resta una persona estremamente umile e questa umiltà unita alla genuinità che ne contraddistingue le azioni escono fuori dalle pieghe di questo disco in maniera chiara e netta.
Vorrei, in conclusione, ringraziare Rocco per avermi menzionato nei ringraziamenti del disco ma ancor più per avermi scritto righe di genuina passione umana nella lettera che accompagnava Scansadiavoli.
Un onore sempre troppo grande per uno come me che, da Ragioniere, cerca di trovare la passione dentro le persone essendo stanco di avere sempre sott'occhio l'essenzialità materiale dei numeri.
Viva Rosignoli. Ancora e sempre.


ROCCO ROSIGNOLI "SCANSADIAVOLI" (2015)

Fisterra
La grandinata
Dicembre
I diavoli
Autunno
Tunguska
Il corpo di Pamela
Barricate 
Giordano Bruno
Scansadiavoli







(SCANSADIAVOLI)










domenica 6 settembre 2015

Sergio Endrigo: a 10 anni dalla scomparsa la sua Poesia è sempre tra noi.


Dieci anni or sono, il 7 settembre 2005, ci lasciava per sempre uno dei più grandi cantautori: Sergio Endrigo.
Le sue canzoni più famose (LA CASA, L'ARCA DI NOE', IL PAPPAGALLO, GIROTONDO INTORNO AL MONDO) ci hanno accompagnato nel nostro percorso di vita sin da quando eravamo bambini e, quella sua poesia, si diffondeva nelle nostre stanze dei giochi.
Ora per ricordare ma, soprattutto, per ricordarci di non dimenticare questo grande artista la più importante rivista di Jazz in Italia, Musica Jazz, esce in edicola nel suo numero di settembre con allegato il cd la cui copertina vedete sopra riprodotta.
Una selezione di brani (con molte gemme e rarità) di Sergio Endrigo reinterpretate in chiave Jazz cantante da lui e da molti altri interpreti.
Un'attestazione di stima nei confronti di un artista, di un Uomo, che ha lasciato un segno indelebile nella storia della canzone d'autore dell'italico stivale.
Molte cose belle sono state scritte su di lui ma, a mia memoria, la più bella attestazione di stima l'ho vista rivolgere ad Endrigo dal Maestro siciliano Franco Battiato che, di Sergio,  ripropose nei sui album "FLEURs" alcune canzoni meno note ma stupende come ARIA DI NEVE e TE LO LEGGO NEGLI OCCHI.
Ebbe a dire Battiato di Sergio Endrigo sottolineandone il grande profilo di Uomo puro e semplice: "Non si è mai fatto coinvolgere dal rumore stupido del successo".



Nel lontano 2005, alla sua scomparsa, agli amici del TONNUTO descrissi così la sua arte... dieci anni dopo sottoscrivo ancora quel pezzo che, per memoria, riporto qui sotto.
Viva Sergio. Sempre.


(tratto da IL TONNUTO  54 -  SETTEMBRE   2005 - )

IL GIARDINO DI … SERGIO

LA SCOMPARSA DI SERGIO ENDRIGO


di Rho  Mauro

Qui al TONNUTO Sergio Endrigo era di casa.
Nel maggio del 2004 girammo mari e monti per riuscire a trovare il suo ultimo lavoro ALTRE EMOZIONI distribuito dalla  Azzurra Music.
In fondo tutti voi, più o meno grandicelli, che leggerete queste righe, non potrete non ricordare le sue canzoncine; LA CASA, L’ARCA DI NOE’, ERA D’ESTATE… solo per citarne alcune.
Erano canzoncine, alcune tra queste, fatte proprio per i bimbi, ma che, nella loro semplicità nascondevano poesia allo stato puro, semplici, mai banali.
SERGIO ENDRIGO – QUANDO LA MUSICA E’ POESIA è il titolo di un cd uscito nel 2000 edito dalla FONIT CETRA e che raccoglie i suoi successi. Tutto ruota, insomma, alla poesia.
Endrigo era poeta, cantautore; era uomo gentile e dal fare dimesso. Era sempre più lontano dal mondo tutto fatto di lustrini della musica “che gira intorno”.
Se n’è andato lo scorso 7 settembre, lasciandoci in eredità tutta una serie di capolavori… molti dei quali ancora da scoprire.
Perché, al di là delle canzoni, quelle più famose, Endrigo ha composto una marea di gemme nascoste; ne è un chiaro esempio quella stupenda canzone che è ARIA DI NEVE che il nostro amato Franco Battiato andò a rispolverare nel suo FLEUR (1) dandole nuova luce.
E sapete quante altre autentiche gemme come quella sono saltate fuori dalla mente e dalla chitarra di Endrigo? Tante, tantissime.
Il problema è che molti dei suoi vecchi vinili non sono mai stati ristampati su cd e così canzoni stupende sono nascoste, chissà dove.
Ad esempio, un giorno mi misi di buzzo buono per cercare di recuperare un vecchio LP che conteneva quella che, a mio giudizio, tra le tante, è la sua più bella canzone: IL GIARDINO DI GIOVANNI.
Ovviamente non trovai il cd, semplicemente perché non era mai stato ristampato in quel formato.
Ho dovuto aspettare fino all’anno scorso quando, nel già citato ALTRE EMOZIONI, tra le altre, Endrigo ha riproposto anche quella canzone.
IL GIARDINO DI GIOVANNI parla di un giardino appunto, che può essere il giardino segreto dell’infanzia di tutti noi; quel luogo a metà tra il reale e il fantastico, dove tutto è possibile e tutto incredibile.


(…) IL GIARDINO DI GIOVANNI

ABBRACCIATO ALLA SUA CASA

DOVE NON MUORE MAI LA ROSA

E NON SI COMPUTANO GLI ANNI

IL GIARDINO DI GIOVANNI

LA’ RITROVI OGNI VERSO, OGNI LIBRO PERDUTO

L’ORSACCHIOTTO E LA PRIMA VOLTA

TROVI L’AMORE ALATO E NON PIU’ MIGRATORE

LIBERO VOLA MA DENTRO IL CUORE

LA’ PUOI ESSERE MAGO ALCHIMISTA TROVATORE D’ORO (…)


Così, in silenzio, ci ha lasciato un grandissimo interprete della canzone d’autore italiana; resterà di lui il ricordo per sempre; almeno finché   in una stanza qualsiasi, di un bimbo qualsiasi in un anno qualsiasi due genitori intoneranno una ninna nanna che fa: “C’ERA UNA CASA MOLTO CARINA…”

So long, amico Sergio.



sabato 5 settembre 2015

AVAST - "LAVATRICI"


"LAVATRICI"  rappresenta l'esordio musicale "ufficiale" degli AVAST  gruppo già attivo da anni vincitore in passato dell'Italian Wave Basilicata 2013 e presente in gran parte delle rassegne canore di musica d'autore dello stivale italico (Arezzo Wave, Il Tenco Ascolta, Reset Festival Torino, Pollino Music Festival, Botteghe D'Autore, Vulcanica Live Festival).
Insomma, alla resa dei conti, questi ragazzi sono "on the road" già da tempo e, nel loro primo cd si riescono ad intuire  le loro ottime doti.
La copertina, curiosa,  immortala i segni del tempo sul volto di Salvatore, un abitante del complesso residenziale situato a Genova e chiamato proprio "Le Lavatrici" : Salvatore guarda fuori il mondo con i suoi occhiali da sub ed è anche lui nella lavatrice, alla prese con il suo "lavaggio" ... ma la sua aria è quella di chi questo lavaggio lo sfida ... e ne uscirà "pulito".
Il disco si compone di 9 canzoni spalmate in 35 minuti di musica.
Otto canzoni sono opera autografa dei nostri mentre l'unica cover contenuta nel disco è "POOR BOY" scritta da un ragazzo che da anni non è più con noi e che a me personalmente è sempre piaciuto molto: Nick Drake leggendario cantautore che in vita non ebbe il successo che meritava.
Ma a tenerlo vivo ci pensano artisti come gli AVAST che ce lo riportano con la loro cover. 
Cover non banale. Anzi ...  è particolare... i ragazzi si prendono anche qualche licenza poetica come quella, per esempio, di recitare una parte del testo in dialetto "lucano" il che rende al brano una luce diversa  ma, devo dire, più che riuscita.
Gli AVAST sono composti da Benedetto Guadagno alla voce, Fabio Gammone alla chitarra acustica, Giovanni Lentini alla chitarra elettrica, Cristiano Giammatteo alle tastiere e voce, Roberto Bellasalma al basso e Antonio Giambitti alla batteria.
Ospiti in questo LAVATRICI sono Ludovica Manzo alla voce nei brani LAVATRICI e POOR BOY e Canio Coscia al sax tenore in LAVATRICI, QUANDO MANCA IL SALE, POOR BOY, SE ESCI PER FUMARE.
Ad aprire l'album è proprio LAVATRICI dove il lavoro del gruppo è subito arricchito dal sax del già citato Canio Coscia che regala al pezzo venature jazz, bella ed espressiva la voce di Benedetto Guadagno che si intreccia a meraviglia con quella di Ludovica Manzo.
Dopo NAZISMO A PARTE che è un pezzo interlocutorio - a mio giudizio un po' sotto tono -  il disco riprende decisamente  quota con QUANDO MANCA IL SALE che è invece una bella ballata con un ritmo decisamente gradevole dove il lavoro alle tastiere è ben fatto. Uno dei pezzi migliori del disco.
PORTAMI UN TOPO 1914  è un altro pezzo "carico": da questo punto di vista ottimo il lavoro della sezione ritmica che lavora in maniera superba e regala così alla canzone un tappeto sonoro incandescente.
Già detto della cover di  POOR BOY la seguente SENZA METTERTI LA CERA  è un altro pezzo di "passaggio"  che non mi ha regalato particolari emozioni.
Stupenda è invece SOLO I TUOI OCCHI  che è veramente una bella ballata: altra freccia andata a segno.
Così come bella ed evocativa è SE ESCI PER FUMARE.
La conclusiva SEMPLICEZZA è la "gemma" del disco. Una canzone da cantautore di razza. Un testo evocativo e sognante si accompagna con un tappeto sonoro tenute, a tinte pastello, ed è proprio con questo pezzo qui che gli AVAST si guadagnano in definitiva tutta la mia stima. Canzone davvero magnifica.
In conclusione questo primo lavoro degli AVAST lascia dentro buone sensazioni ed in fondo, da gente che coverizza canzoni del Genio Nick Drake,  non ci si può che aspettare belle cose ... quasi fosse naturale.

AVAST - LAVATRICI (2015)  Edizioni Cramps Music / Protosound Records/Edel Distribution
Lavatrici
Nazismo a parte
Quando manca il sale
Portami un topo 1914
Poor Boy
Senza metterti la cera
Solo i tuoi occhi
Se esci per fumare
Semplicezza











sabato 25 luglio 2015

PIANO CHE PIOVE (P.C.P.) "IN VIAGGIO CON ALICE"



"In Viaggio con Alice", primo disco del gruppo PIANO CHE PIOVE (P.C.P.), composto da nove tracce, condensa tutto il credo musicale di questi ragazzi che ci deliziano per 37 minuti con canzoni d'autore nello stile classico, mischiando ora influenze di jazz e ora di bossa nova che rendono il progetto vincente. 
Nel dettaglio i PIANO CHE PIOVE sono: Sabrina Botti alla voce, Massimo Ghilardelli al contrabbasso e dobro, Ruggero Marrazzi chitarre e cori, Mauro Lauro chitarra e cori, mentre ospite alla batteria è Giuseppe Mele.
I testi e le musiche sono di Ruggero Marazzi con l'aiuto di Mauro Lauro per le costruzioni armoniche, le idee di arrangiamento e strutture ritmiche sono di Massimiliano Ghilardelli, tutte le scelte interpretative sono di Sabrina Botti.
E proprio la voce della Botti è una delle armi vincenti del disco.
La cantante interpreta tutti i brani in maniera sublime e la sua dolce voce diventa subito familiare nel giro di pochi ascolti: una voce calda, amabile, che in alcuni brani (penso a COME SI FA o  IL CARTOGRAFO) diventa celestiale.
Il gruppo si autodefinisce così sul sito internet   www.pianochepiove.it :

P.C.P. è un progetto di musica indipendente, fatto da musicisti che, più o meno, per cultura o per casino hanno passato una fetta consistente della propria vita suonando per le orecchie degli altri. Abbiamo fatto le scuole di musica, abbiamo suonato in posti possibili e impossibili, in Italia e fuori, pagati e non pagati.
Abbiamo fatto il rock, il country, qualche spolverata di jazz, fra assessori in abito scuro e osti con le patacche. Oggi abbiamo un progetto nostro, un'identità acustica, coltiviamo il gusto della sintesi e delle armonie leggere. Il nostro obbiettivo è portare le canzoni ovunque, i nostri destinatari sono tutti quelli che, almeno una volta, si sono emozionati per una musica, un testo, una memoria associata a questo o a quello.

Le canzoni del disco descrivono la straordinaria normalità della quotidianità e la forza dei testi è proprio quella di raccontare storie comuni nelle quali ognuno di noi  può facilmente ritrovarsi.
Ogni canzone, dall'iniziale META' MARZO sino alla conclusiva I TRENI IN SETTEMBRE, segue una struttura quasi cinematografica: ci vengono proposte una serie di diapositive. di immagini fotografiche che, nella descrizione dettata dalla straordinaria voce della Botti, diventano un film che racconta storie affascinanti: questo è un vero e proprio esercizio di stile e la canzone IL CARTOGRAFO ne è forse l'esempio migliore insieme ad AUTUNNO e I TRENI IN SETTEMBRE che non sono da meno.
Il brano COME SI FA è stato inciso per la prima volta dalla cantautrice Amelie nel 2011 ed ha vinto il terzo premio al concorso "Premio Poggio Bustone".
Le canzoni del disco sono state registrate  tra giugno 2013 e febbraio 2014 ed il disco è stato registrato da Pablo Coniglio presso Insound Studio di Milano e mixato da Luca Cirio al Late Sound Studio sempre in Milano.
Ho trovato in questi ragazzi dei nuovi compagni di viaggio... e non solo perché la "loro" Alice è in viaggio ... ma proprio perché una volta inserito il disco nel lettore si parte davvero per nuove mete.
La destinazione? La buona, sana e bella canzone d'autore Italiana ... che ha grandi interpreti anche lì dove i progetti nascono indipendenti, senza grossi budget, ma con quella passione che è l'anima delle cose fatte con amore.
Viva i PIANO CHE PIOVE. 


PIANO CHE PIOVE (P.C.P.) - IN VIAGGIO CON ALICE  (2015)
1) META' MARZO
2) IL CARTOGRAFO
3) IN VIAGGIO CON ALICE
4) COME SI FA
5) LE ORE CONTATE
6) AUTUNNO
7) OCEANO IN BIANCO E NERO
8) MILANO-ROMA
9) I TRENI IN SETTEMBRE 


SABRINA BOTTI; voce
GIUSEPPE MELE: batteria
MASSIMILIANO GHIRARDELLI: contrabbasso e dobro
RUGGERO MARAZZI: chitarre e cori
MAURO LAURO: chitarre e cori




(P.C.P. foto tratta dal sito del Gruppo) 












lunedì 4 maggio 2015

LA NOTTE BIANCA DI FIRENZE 30/04/2015: MAX LAROCCA & SACRI CUORI IN CONCERTO AL CARCERE DI SOLLICCIANO




E' successo di tutto.
I ritardi all'ingresso, il secondino incazzato con le telecamere, il panino allo spaccio del carcere.
Il Comandante del Reparto insediato da tre giorni che appena arrivati mi abbraccia dichiarandosi grande fan della Barnetti Bros Band.
Alle 18 entrano le prime facce familiari, inizia il sollievo e si allenta la pressione emotiva del torbido profilo architettonico di Sollicciano.
Il cambio d'abito dietro al palco, si resta letteralmente in mutande dentro ad un carcere.
Senza deodorante.
Antonio Gramentieri aka Toni Delone che intanto fa le flessioni, Diego Sapignoli legge Uncut (Replacements in copertina), Francesco Giampaoli in beautitudine pre-concerto as usual.
Francesco Valtieri fuma.
(una sigaretta).
Arriva Riccardo Ventrella (papillon e occhiali da sole in tasca, che stile), assieme a lui anche il sindaco, al quale orgogliosamente faccio presente le mie radici di Rifredi.
Solo che per lui io sono un membro dei Sacri Cuori, e lo dice sul palco nel discorso iniziale.
"Non pensavo che avrei dovuto farlo, ma devo correggere il sindaco: IO sono Massimiliano Larocca da Rifredi, e QUESTI sono i Sacri Cuori.
Hello, i'm NOT Johnny Cash".
E si parte.
Live at Folsom Prison va liscio e automatico, con qualche devianza, tipo "The singer" in versione Nick Cave & The Bad Seeds / Kicking against the pricks e "Wanted man" di dylaniana penna.
Ma il piu' e' cio' che accade SOTTO al palco:
alle prime note di Folsom Prison Blues parte la bomba incendiaria dei detenuti che ballano, ululano, strepitano.
Cocaine blues: si alza Ali (il nome lo scopriremo strada facendo) dalle terze file (settore uomini) e inizia a ballare in uno stile che e' l'esatto punto di incontro tra Elvis, Khaled e i danzanti latinoamericani degli anni 80.
Pubblico in delirio.
Saltano tutti gli schemi, alla Zeman.
A turno, ballano tutti: uomini, donne, transgeder, il Sindaco e gli assessori.
Spesso tutti assieme, nella pista sottostante al palco.
Finale: Massimo Altomare e i ragazzi dell'Orchestra ristretta suonano con noi dei brani nati tra le Mura.
E poi: i Cuori partono con "Madalena", e siamo a Rimini nel 1988, con trenini improbabili che vedono il Sindaco ed Ali spalla a spalla.
Pazzesco.
Ultimo pezzo: cazzo, penso, domani e' il 1 maggio pure, vogliamo ricordarlo?
"Scarpe di lavoro" a mille.
Bolgia e saluti.
Dopo: in sala ci si saluta tutti, io agguanto una decina di copie di "Qualcuno stanotte" e i ragazzi mi prendono d'assalto.
Le regalo tutte.
Saluto tante persone del pubblico "normale" (?), poi mi si avvicina un signore distinto, e' arabo.
Ha un mio disco in mano (lo deve aver afferrato nella mischia precedente) e mi chiede di autografarlo con dedica ai due suoi bambini che non vede da molto: "stasera ci avete fatto evadere".

Buonanotte Sollicciano, ciao.

(Scritto da Massimiliano Larocca e tratto dalla sua pagina Facebook)


Pubblicato per gentile concessione del nostro Max.









mercoledì 8 aprile 2015

PACIFICO GINO DE CRESCENZO "PACIFICO"



Opera prima del cantautore milanese Gino De Crescenzo, in arte Pacifico, questo disco che porta il nome d'arte del suo autore è una "miniera di gioielli".
Già all'epoca della sua uscita, nel 2001,  destò buonissime impressioni tra gli addetti ai lavori tanto da aggiudicarsi la TARGA TENCO come MIGLIOR OPERA PRIMA.
Sempre un brano di questo disco, LE MIE PAROLE, valse a Pacifico la vittoria nel premio Grinzane Cavour per il valore del testo.
Seguì il premio della critica del  P.I.M. (Premio Italiano Musica)  nell'anno 2002.
Quindi fu la volta del cinema che scoprì la "miniera"  di Pacifico: nel suo film RICORDATI DI ME, infatti, il regista Muccino inserì ben due brani, cioè IL FARAONE e una nuova composizione originale del nostro intitolata proprio RICORDATI DI ME.
Le successive collaborazioni con artisti del calibro di Celentano e Fossati, per citarne confermarono la bontà del lavoro di questo eclettico cantautore.
Un disco di "spessore" dove l'intelligenza dei testi si accompagna a soluzioni musicali che, per quanto ricercate, sono di facile fruizione.
Canzoni che mandai a memoria nel breve volgere di pochi ascolti e che sono diventate parti integranti del viaggio. 
Ricordo con particolare affetto GLI OCCHI AL CIELO dentro la quale ritrovo un pezzo di tempo andato e lo riporto indietro.
Magnifico PACIFICO ... la musica d'autore made in Italy!!


PACIFICO "PACIFICO" (2001)

PRODUZIONE: TITTI SANTINI per PONDEROSA MUSIC e RICCARDO VITANZA per PAROLE & DINTORNI

GINO DE CRESCENZO "PACIFICO": voce, chitarre, tastiere e basso
LUCA CERSOSIMO: drum patterns
VITTORIO COSMA: pianoforte
MAX COSTA: programmazioni ritmiche e samples
ANDREA DE FILIPPO: basso
PAOLO IAFELICE: computers e samples, basso
ROBERTO ROMANO: sax
LEAF SEARCY: batteria
ALBERTO TAFURI: pianoforte,  rhodes, hammond
FLAVIO ZANON: basso


TRACKLIST

1) PACIFICO
2) IL FARAONE
3) IL POSTINO
4) LE MIE PAROLE
5) FINE FINE
6) PRIME LUCI
7) SENZA TE
8) GLI OCCHI AL CIELO
9) TECHNOSOAP
10) LO SAI CHE SIAMO UGUALI
11) DA LONTANO



GLI OCCHI AL CIELO



LE MIE PAROLE


IL POSTINO



FINE FINE 






sabato 4 aprile 2015

FRANCO BATTIATO "LA VOCE DEL PADRONE"


Il disco "perfetto".
Sette canzoni per un capolavoro che condensa in  31 minuti e 22 secondi una musica di livello eccelso.
Nella mia personale classifica all-time  LA VOCE DEL PADRONE di Franco Battiato è tra i dieci migliori dischi in assoluto.
Nelle sofisticate atmosfere pop che escono fuori da questo disco ci passa l'intero mondo musicale del Maestro Siciliano che ci delizia con pezzi che entrarono,  da subito, nella leggenda della storia della musica d'autore italiana.
Uscito nell'autunno del 1981 io, undicenne, lo ascoltai e riascoltai nei quindici giorni di vacanza dell'agosto 1982  che  passai  in quel di Bormio.
Un'audiocassetta che il cugino Roby ci prestò per passare il tempo in quelle serate d'agosto mi portò alle orecchie quelle musiche straordinarie e quelle storie che allora non capivo ma che mi attrassero subito.
A distanza di più di trent'anni LA VOCE DEL PADRONE non ha perso un grammo della sua splendida bellezza.
Lo ascolto spesso e sempre con grande piacere.
E sempre le storie del Maestro mi rievocano volti, sensazioni sapori e umori di un tempo che è passato portandosi dietro tutto ma che, forse, tra quei suoi versi è rimasto sospeso e aperto come un portone verso l'infinito.
E così "Le Grand Hotel Sea-Gull Magique", "Mr. Tamburino", i "Codici di geometria esistenziale" , "L'ira funesta dei profughi afgani", "Lady Madonna", "Le meccaniche celesti", "Una vecchia bretone", "Lo shivaismo tantrico",  e mille altri concetti che nel 1982 ancora non capivo, entrarono nella mia vita attraverso un'audiocassetta ... e ancora oggi sono parti integranti della mia esistenza e non solo musicale.
Bastano due note dell'iniziale SUMMER ON A SOLITARY BEACH  e, se chiudo gli occhi, (nonostante sia una canzone "balneare") mi ritrovo a Bormio, estate 1982, l'estate dell'Italia Mondiale di Zoff e Bearzot e sono di nuovo immerso in fresche serate passate col babbo e la mamma nella semplicità delle cose "vere".




LA VOCE DEL PADRONE (1981)

TESTI E MUSICHE: FRANCO BATTIATO

ARRANGIAMENTI: FRANCO BATTIATO, GIUSTO PIO

EDIZIONI MUSICALI: EMI ITALIANA SPA

PRODUZIONE: ANGELO CARRARA

FRANCO BATTIATO - voce
ALFREDO GOLINO - batteria
PAOLO DONNARUMMA - basso
PHIL DESTRIERI - tastiere
ALBERTO RADIUS - chitarre
CLAUDIO PASCOLI - sax
DONATO SCOLESE - vibrafono
CORO "MADRIGALISTI  DI MILANO" - coro


TRACKLIST:

1) SUMMER ON A SOLITARY BEACH
2) BANDIERA BIANCA
3) GLI UCCELLI
4) CUCCURUCUCU'
5) SEGNALI DI VITA
6) CENTRO DI GRAVITA' PERMANENTE
7) IL SENTIMIENTO NUEVO




























MARIANO DEIDDA "DEIDDA INTERPRETA PESSOA"



Ascoltai la prima volta questo progetto di Mariano Deidda nel primo pomeriggio di un giorno di metà dicembre del  2002.
Durante la trasmissione musicale HOBO il giornalista Massimo Cotto presentò un brano di un cantautore sardo: Mariano Deidda. 
Purtroppo non mi riuscì di carpire, da quel rapido ascolto, null'altro se non il nome del cantautore che interpretava il brano.
Così  una delle sere successive scrissi proprio a Cotto per avere informazioni in merito al brano che avevo ascoltato durante il suo programma e,  alcuni giorni dopo,  lui mi rispose.
Entrai così in quello stupendo viaggio musicale che è l'ascolto di DEIDDA INTERPRETA PESSOA.
Le poesie di Fernando Pessoa, i suoi magici versi, mi ritornavano sotto forma di splendide composizioni musicali.
Merito del cantautore sardo Mariano Deidda che, con un lavoro di notevole spessore culturale, riuscì nel compito di musicare i versi del poeta portoghese Fernando Pessoa, uno dei più importanti interpreti della letteratura del Novecento.
Nella commistione tra i versi "immortali" del poeta portoghese e la veste musicale con cui gli stessi vengono rivestiti da Deidda emergono questi tredici piccolo capolavori.
Non è solo musica.
In queste canzoni c'è l'anima errate e ambivalente di Pessoa e c'è tutta l'arte e la passione di Deidda un cantautore che, con questo progetto, vinse una grande scommessa.
A questo primo disco ne seguirono altri due dedicati a Pessoa che verranno poi ristampati in un triplo album nel 2005.
Musica d'autore. 
Allo stato puro.






DEIDDA INTERPRETA PESSOA (2001)

ETICHETTA: LUSOGRAM

VERSI DI;  FERNANDO PESSOA

MUSICHE: MARIANO DEIDDA, NINO LA PIANA

ARRANGIAMENTI: NINO LA PIANA, DEIDDA QUARTET

PRODOTTO DA  GIUSEPPE DONATIELLO



MARIANO DEIDDA:  voce
NINO LA PIANA - pianoforte
STEFANO SOLANI - contrabasso
DANILO PALA - sax contralto
INES HRELJA - violoncello




TRACKLIST

1) POTESSI ESSERE
2) L'IMMAGINAZIONE
3) UN BACIO SOLO
4) LE METAFISICHE
5) ESSERE COMPRESO
6) MIO PICCOLO BEBE'
7) MISTERIOSA ORCHESTRA
8) HO VIAGGIATO
9) LA CURVA
10) NON HO FATTO ALTRO CHE SOGNARE
11) SIMBOLOGIA CONFUSA
12) IL POETA E' UN FINGITORE
13) PESSOA (strumentale)




POTESSI ESSERE







L'IMMAGINAZIONE




sabato 21 marzo 2015

PAOLO TOCCO "IL MIO MODO DI BALLARE"


Il cantautore abruzzese Paolo Tocco ritorna con un disco di canzoni inedite, a sei anni di distanza dal precedente "ANIME SOTTO IL CAPPELLO", che fu il suo disco d'esordio e ricevette ottime recensioni dalla stampa specializzata
Io ancora ricordo la bella recensione del mio amico Fabio Antonelli sulle pagine del nostro "tonnuto".
Il disco fu inserito, nel 2009, tra le migliori opere prime del  prestigioso premio Tenco.
Questo nuovo lavoro di Paolo Tocco intitolato "IL MIO MODO DI BALLARE"  si presenta bene a partire dalla copertina.
Una cover stupenda. Proprio bella.
Realizzato dall'artista Francesco Colafella  il disegno mostra un uomo che, braccia larghe, come fosse uno spaventapasseri dei tempi moderni, osserva l'orizzonte di fronte a  sé. E al fumo che esce grigio dalle ciminiere delle fabbriche in lontananza si contrappone il mare di girasoli che lo circonda e lo stormo di uccelli che si leva in volo. Così, in questa commistione tra progresso che avanza inquinando l'animo e la natura che risponde sempre presente c'è tutto il mondo che è stato e che è la da venire.
"IL MIO MODO DI BALLARE" è una sorta di concept album dove il filo conduttore è l'ipocrisia qui evidenziata nelle sue mille sfaccettature. 
E' lo stesso cantautore a sintetizzare le trame che sottendono alla sua opera con questa frase:
“Ognuno in questa vita ha il suo modo di stare al mondo...il suo modo di ballare”
L'ipocrisia che subiamo o che viviamo coscientemente, l'ipocrisia che ritroviamo in un sentimento nobile come l'amore o nell'accettazione forzata di una malattia...ma anche l'ipocrisia che non credevamo ci potesse appartenere.”
Il tempo di mettere il dischetto nel lettore e subito la musica e i testi dell'artista abruzzese entrano in circolo.
Sin dall'iniziale D'ORO E DI PANE s'intende che la musica e le parole in questo disco sono cesellate da Paolo Tocco in maniera esemplare. Un esercizio di stile assoluto.
Stile classico che Tocco si diverte a mischiare in alcuni pezzi inserendo per esempio momenti di intima riflessione seguiti da momenti di musica elettronica.
Un lavoro da autentico cantautore che è stato completato con l'aiuto e la complicità di musicisti quali Claudio Esposito alle chitarre, Giuliano De Leonardis e Giulio Berghella al basso, Walter Catarelli e Carlo Porfilio alle percussioni con Domenico Pulsinelli impegnato ai synth e alle programmazioni, tanto per citare alcuni dei protagonisti di questo stupendo progetto musicale.
La splendida DA QUESTO TEMPO CHE PASSA è il biglietto d'entrata nel mondo personale dell'artista abruzzese che racconta in questa canzone la condizione del padre che è il riferimento centrale di tutto il disco. Chi, come il sottoscritto, ha avuto l'esperienza di vedere il proprio babbo combattere contro la malattia per riuscire anche solamente un attimo a camminare con le proprie gambe entra in sintonia con questo pezzo nel breve volgere di due strofe. 
E così  "Il mio modo di ballare" diventa il modo di andare avanti cercando ancora un pallone per giocare o un bicchiere di vino per cantare.
Una splendida poesia su quel grande mistero che è la vita che si sviluppa su un tappeto sonoro a tinte pastello.
Una bella ballata è anche la successiva COME LE FORMICHE che ci riporta all'importanza di ciò che è piccolo e che sembra invisibile all'occhio, proprio come le formiche,   così come si fanno ricordare già dopo pochi ascolti IL MAGICO MONDO DI UN VECCHIO CHE SAPEVA BALLARE, LUNA NERA, CHIODI DI PIOGGIA FIOCCHI DI NEVE e AVEVA VENTANNI che poi  è la canzone con cui è stato lanciato questo disco. Indubbiamente una canzone il cui ritornello resta in mente subito dopo un paio di ascolti e che quindi è maggiormente indicata per i passaggi radiofonici.
NENE' canzone per solo pianoforte è una delle mie preferite. Una ballata da 5 stelle con lode. Fantastica nel suo incedere lento e avvolgente con il pianoforte di Vincenzo Murè che ci porta in un'altra dimensione.
11 SETTEMBRE richiama la tragedia americana in quei poetici versi "I Fiori dai grattacieli cadevano, come aquiloni"  mentre la lenta OCCHI DI CENERE, OCCHI DI VERNICE cantata a due voci con l'ausilio della brava Elena Dragani ci porta verso la fine del viaggio che si chiude con PEZZI DI BUGIE canzone che si muove su coordinate jazzate con la presenza del contrabbasso suonato da Angelo Tracanna e  nella quale la voce di Paolo Tocco è stata registrata riproducendola con un cellulare.
Alla fine di ripetuti ascolti sono certo che questo disco mi abbia regalato belle emozioni che sono diventate parte del viaggio.
Ritorno sempre alla traccia  DA QUESTO TEMPO CHE PASSA perché quel tempo passato nel dolore è vero che passa ma lascia dietro quel senso di rabbia e frustrazione che invece non passa più.
A Paolo mi sento di dire che, pur avendo ascoltato una decina di volte l'intero disco,  non ho trovato il riferimento ai Beatles perché, caro Paolo  per citare un pezzo che, sono certo, tu conoscerai "(...) i Beatles non li conosco, neanche il mondo conosco" e dico per davvero nel senso che, conosco poco della loro discografia se non le cose più ovvie...
Mentre sono fiero di aver conosciuto te, la tua musica e le tue vicende.
Racconti nelle tue canzoni e con la tua musica  questioni che è difficile trattare senza cadere nel banale.
Quel  verso della canzone DA QUESTO TEMPO CHE PASSA che ad un certo punto fa "Scansami le tende, lasciami guardare / Chi passa per la strada e a chi non tremano le mani"  l'ho stretto al cuore.
Grazie Paolo.

(Paolo Tocco)


(Claudio Esposito, Giulio Berghella e Paolo Tocco in Studio)


(Paolo Tocco, Giulio Berghella e Domenico Pulsinelli in Studio)





Musiche e testi di Paolo Tocco produzione artistica di Domenico Pulsinelli.

Chitarre elettriche: Claudio Esposito
Basso: Giuliano De Leonardis, Giulio Berghella
Batterie e percussioni: Walter Caratelli, Carlo Porfilio
Chitarre acustiche: Simone Agostini
Chitarre semi-acustiche: Francesco Pulsinelli
Voci femminili: Helen Tesfazghi, Elena Dragani
Programmazione, synth e orchestrazioni: Domenico Pulsinelli
Fisarmonica: Marco Di Blasio
Chitarra sette corde: Daniele Di Diego
Tromba e trombone: Gabriel Rosati
Pianoforte: Vincenzo Murè
Contrabbasso: Angelo Tracanna

Copertina e disegni del booklet di Francesco Colafella.

Registrato presso  Protosound Polyproject Studio di Chieti

TRACKLIST

1) D'ORO E DI PANE
2) DA QUESTO TEMPO CHE PASSA
3) COME LE FORMICHE
4) AVEVA VENTANNI
5) IL MAGICO MONDO DI UN VECCHIO CHE SAPEVA BALLARE
6) NENE'
7) CHIODI DI PIOGGIA, FIOCCHI DI NEVE
8) LUNA NERA
9) 11 SETTEMBRE
10) OCCHI DI CENERE
11) PEZZI DI BUGIE



AVEVA  VENTANNI



COME LE FORMICHE





sabato 14 marzo 2015

FAZ WALTZ - "MOVE OVER"



I FAZ WALTZ sono tornati. 
Il precedente disco, BACK ON MONDO, è stato quello che mi ha fatto entrare nel mondo di Faz Larocca e, devo dire, è stato un gran bell'incontro.
Una sera dell'estate scorsa ho avuto modo di vedere suonare questi ragazzi dal vivo e, devo dire, mi hanno fatto una gran bella impressione. 
Il punto d'incontro è sempre lui, il "nostro"  concittadino cabiatese Marco Galimberti, il "Batterista di Lusso" della band. Un ragazzo in gamba, tranquillo e pacato che, quando sale sul palco e impugna le sue bacchette,  incendia l'aria con la sua batteria.
Il titolare del progetto, Faz Larocca, è un artista con  le idee chiare e, proprio insieme a Marco ed al bassista Diego Angelini ha confezionato questo MOVE OVER con la solita perizia.
Le coordinate sono quelle: un glam-rock incandescente e tirato.  MOVE OVER contiene 10 canzoni e condensa in poco più di 28 minuti l'essenza di questo genere musicale che, i Faz Waltz, declinano con decisione alla loro maniera.
Nei 28 minuti di MOVE OVER non  c'è un attimo di tregua: è musica incendiaria.
Dall'iniziale KIDS ARE ALL WILD (il cui videoclip ufficiale è postato in questa pagina) alla MOVE OVER che titola il disco da LET'S GET AROUND alla geniale WORKING CLASS TEACHER (HOT CLASS)  le canzoni dei FAZ WALTZ ci trasportano in un Luna Park dove i suoni diventano luci e l'adrenalina scorre a mille.
MOVE OVER è prodotto da ben tre etichette: la tedesca CONTRA RECORDS,  e le italiane WHITE ZOO RECORDS e SURFIN'KI RECORDS.
L'album esce in versione LP con ben quattro colorazioni differenti: oltre al tradizionale colore nero ecco un vinile di colore rosso nella stampa tedesca  curata da CONTRA RECORDS poi il bianco della WHITE ZOO, e l'arancione della SURFIN'KI. Quando si dice curare per bene le cose.
E proprio in Germania il disco sta vendendo parecchie copie. E non c'è da stupirsi. 
Musicalmente parlando i tedeschi, così come gli olandesi, sono davanti anni luce all'Italia. 
Lì la cultura musicale è roba seria. Non è certo un caso che un nostro eroe come Willy  De Ville suonasse spesso a Berlino e proprio lì decise di registrare il live più straordinario della sua carriera.
Quindi la ricettività del progetto MOVE OVER a quelle latitudini è da intendersi (per buoni intenditori)  come un marchio D.O.C. apposto sopra la faccenda.
In conclusione devo dire grazie all'amico Marco Galimberti il mio "batterista  extraordinaire" che mi ha dato la possibilità di ascoltare questo nuovo MOVE OVER facendomi poi l'onore di farmi autenticare il libretto del cd  dai suoi compagni di avventura.
Grazie di tutto Marco. 
E viva i FAZ WALTZ!!!




FAZ WALTZ - "MOVE OVER"  (2014)

1) KIDS ARE ALL WILD
2) LET'S GET AROUND
3) CRAZY LITTLE FUN
4) BACK IN TOWN
5) WORKING CLASS TEACHER (HOT CLASS)
6) MOVE OVER
7) READY TO GO
8) TELEPATH BABY
9) CANT' STOP MAKING NOISE
10) WE'RE ALL WE GOT


FAZ LA ROCCA - voce e chitarra
DIEGO ANGELINI - basso
MARCO GALIMBERTI - batteria

Prodotto da PIERLUIGI BALLARIN, FAZ LAROCCA, BROWN BARCELLA
Registrato nel mese di Settembre  2014 presso T.U.P. STUDIO BRESCIA





Videoclip ufficiale di  KIDS ARE ALL WILD